Costa d’Avorio: da guerra civile a guerra economica?

Non si ferma il bagno di sangue in Costa d’Avorio: gli ultimi numeri parlano di 800 morti, secondo la Croce rossa internazionale, a Duekouè, nell’ovest del Paese. Ancora violenze anche nella capitale Abidjan, dove cresce il numero dei rifugiati (circa 700) nel campo sorvegliato da militari francesi. Gli scontri sono nati dalla crisi politica iniziata dallo scorso novembre, quando il presidente uscente ivoriano Laurent Gbabgo non ha voluto ritirarsi dal governo dinanzi all’ elezione del rivale politico Alassane Ouattara, che ha ricevuto l’appoggio dalla comunità internazionale e dall’ONU in quanto riconosciuto legittimo presidente.  Le milizie facenti capo all’una o all’altra parte hanno così progressivamente iniziato a mettere a ferro e fuoco il Paese.

L’altro ieri, inoltre, si è registrata la prima vittima straniera: una dipendente svedese dell’ONU, colpita forse da una pallottola vagante. Nel frattempo proliferano da parte delle organizzazioni non-governative le esortazioni rivolte a Gbabgo affinché lasci il potere. A muoversi in fretta per una risoluzione della crisi si è schierata in prima linea la Francia: Sarkozy , dopo una riunione straordinaria con alcuni ministri ivoriani, ha intimato a Gbabgo di “ritirarsi immediatamente, far cessare le violenze e cedere pacificamente il potere”. Nella giornata di ieri, anche il segretario di Stato USA Hilary Clinton ha sottolineato l’urgenza delle dimissioni del presidente ivoriano, sottolineando che il suo atteggiamento sta portando all’anarchia nel Paese.

Non sono poche, poi, le ripercussioni della guerriglia sull’economia ivoriana: la Costa d’Avorio è infatti il primo Paese al mondo produttore di cacao ( i cui prezzi sono schizzati alle stelle nei mesi passati, per poi crollare inesorabilmente), e gli operatori temono un forte incremento dell’offerta a seguito della crisi politica. Il cacao non è l’unica risorsa ivoriana, che rimane un importante esportatore di materie prime alimentari quali il caffè, palme da olio e cereali. Da crisi politica a guerra economica?

Elisa Gerardis

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