“Io speriamo che me la cavo”: Oggi come ieri, ieri come oggi? I Bambini e il Meridione

27\07\2011 – In questi giorni ho avuto modo di leggere un “tema” di un bambino di otto anni della mia città! In un primo momento ho sorriso perché i miei ricordi sono volati immediatamente ad un libro e al relativo film (1992)interpretato brillantemente da Paolo Villaggio : “Io speriamo che me la cavo”. Gabriele ha otto anni e frequenta la terza elementare in una scuola di Bocale(Provincia di Reggio Calabria),che sta per chiudere. Ha fatto una sorta di appello chiedendo di non far chiudere la sua scuola: “Perché si trova bene,perché si è affezionato alle sue maestre e loro si sono affezionate a lui,e perché non vuole andare da nessun’altra parte che non sia la sua cara amata scuola”.! La tenerezza della sua arrabbiatura mi ha fatto riflettere sulla  semplicità di un messaggio che senza orpelli e con poca maturità vista la giovanissima età,arriva subito al punto. E con gli occhi di un adulto,quattro righe con qualche errore ortografico fanno sorridere ma concentrano l’attenzione su temi importanti quali l’istruzione e la necessità per i bambini di avere punti di riferimento soprattutto in età delicata in cui la mancanza di sicurezza  che sia anche legata  ad una struttura fisica in cui ritrovarsi, è fondamentale. Perché  quindi un flash-bach al libro e al film“Io speriamo che me la cavo”? Il libro è stato scritto nel 1990,dal maestro elementare Marcello D’Orta nella forma di una raccolta di sessanta temi svolti da ragazzi di una scuola elementare della città di Arzano  in provincia di Napoli, che raccontano con innocenza, umorismo, dialettismi (e infiniti errori grammaticali, appositamente non corretti) storie di vita quotidiana. Vita quotidiana narrata da bambini che con i loro occhi descrivono realtà  scomode e forti con una naturalezza sconvolgente,e con l’arte della spensieratezza che rende la tristezza e l’amarezza di certe verità quasi comiche. Dal 1990 ad oggi qualcosa sarà cambiato,il Meridione non è lo stesso, alcuni quartieri di Napoli non sono certo da confrontare con altri un po’ meno disagiati ma alcune volte credo che la trascuratezza coinvolga sia i grandi centri abitati che i quartieri degradati. Un  confronto generale è difficile da portare avanti vista l’immensità dell’argomento che tocca sia l’Istruzione,le Istituzioni, lo sviluppo sociale ed economico,la politica,le mafie di zona, la cultura e la solidarietà,ma si può certo dire la propria nel momento in cui si muovono azioni di smantellamento o di chiusura di attività come può essere quella educativa compito delle scuole,senza pensare alla perdita dei posti di lavoro e nel caso della chiusura di una scuola al “trauma” che vivono i bambini nel non ritrovarsi più nel luogo in cui sono cresciuti e continueranno a crescere per qualche anno! La voce dei bambini è sempre un mezzo trascurato quando gli argomenti sono di portata gigante,visto che gli interessi economici non hanno certo un cuore e sentimenti,ma piccoli appelli di inchiostro sbavato attivano la voglia di schierarsi dalla parte dell’innocenza,sentendosi un po’ in un film o tra le pagine di un vecchio libro in cui i maestri e i professori facevano squadra con i loro alunni per risolvere i problemi quotidiani che affliggevano la loro città o le loro famiglie. Il passato torna sempre in chiave moderna e la modernità sembra arrivare solo dal punto di vista tecnologico e non dal punto di vista umano. La modernità per quanto mi riguarda dovrebbe essere tale da non trascurare anche le conseguenze umane. Ieri come oggi quindi ? Intramontabile e sincera è l’anima dei bambini, a conservarla da adulti sarebbe una grande conquista! I veri maestri sono sempre loro!

 

Annamaria Milici

banner

Recommended For You

About the Author: Annamaria Milici