Libia, missile sfiora nave militare italiana

Un missile libico partito dalla terra ferma ha sfiorato una nave militare italiana di pattuglia lungo il Mediterraneo. Si trattava della nave “Bersagliere”, che incrocia a largo delle coste libiche. Fortunatamente il missile non ha centrato la nave, mancandola di qualche chilometro. Secondo le prime ricostruzioni, il missile sarebbe stato rilevato dai sistemi radar della nave, e sarebbe anche stato visto brillare a circa 2 chilometri a poppa della fregata Bersagliere. Per l’equipaggio tutto nella norma, non ci sono stati problemi di nessun genere. Dopo l’accaduto la nave è stata fatta allontanare verso il largo, dato che di solito naviga a circa 13, 14 miglia dalle coste. Dopo l’accaduto il comandante Gennaro Falcone ha fatto sapere che: «ha messo le macchine a tutta velocità e si è diretta verso acque sicure. La missione continua, l’equipaggio è sereno». Sempre secondo la ricostruzione del capitano di Fregata Falcone: «eravamo in pattugliamento a 10 miglia dalla costa, nelle acque antistanti l’area di Zlitan, 160 chilometri a est di Tripoli, dove le truppe lealiste sono impegnate a contrastare l’offensiva dei ribelli in furiosi combattimenti. Ad un tratto, abbiamo avvistato quello che poteva essere un missile o un razzo che ha defilato a poppa a circa 2.000 metri. Prima è stata avvistata una traccia radar, poi il bersaglio è stato acquisito otticamente, cioè visto ad occhio nudo arrivare, avvicinarsi, cadere in mare».

Ovviamente il capitano ha attuato subito dopo tutte le manovre di prassi, di questi casi: manovre evasive e via a tutta birra in acque più sicure, a 20 miglia dalla costa, dove la missione di pattugliamento affidata alla nave, nell’ambito del dispositivo Nato, continua. Inoltre il comandante ha fatto sapere che l’equipaggio si è comportato in modo encomiabile, mantenendo la più totale tranquillità e sangue freddo.

Il Ministro della difesa La Russa, ha escluso in modo categorico che la nave potesse essere l’obiettivo del missile lanciato: «È totalmente da escludere, si è trattato di un fatto episodico, anche un bambino non commetterebbe con nessun tipo di arma un errore di due chilometri». Inoltre il ministro ha invitato a non creare allarmismi e a non fare paragoni con i fatti dei missili contro Lampedusa del 1986, dato che: «il razzo è caduto lontanissimo dalle coste italiane, ma vicino alla costa di Misurata e quindi è fuorviante fare paragoni». Anche il capitano Falcone conferma la versione del Ministro, dicendo: «si potrebbe trattare dell’ultimo stadio di una salva di razzi partita dalla costa e deviata verso il mare, uscendo dalla traiettoria prevista, per ragioni ancora non chiare».

Ma qualche voce fuori dal coro c’è, e la esprime il generale Leonardo Tricarico, il regista delle operazioni aeree in Kosovo. Secondo il generale: «i serbi molto spesso usavano missili come proiettili balistici: in assenza di radar, o non volendoli attivare perché il radar acceso sarebbe stato individuato e distrutto, molte volte hanno usato missili terra-aria come proiettili d’artiglieria, cioè con traiettoria balistica senza guida radar. Potrebbe essere successo anche in questo caso».

Salvatore Borruto

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