Serve una nuova Bretton Woods

Da diversi anni ormai, e in maniera molto più accentuata negli ultimi mesi, appare chiaro che l’occidente debba darsi un nuovo sistema economico finanziario, perché quello che ci ha governati fino ad oggi è arrivato al capolinea, o in stile Prima Repubblica, ha perso la propria spinta propulsiva.

Le regole del gioco così come le conosciamo oggi, sono state scritte nel lontano 1944. Precisamente furono state concepite durante la conferenza di Bretton Woods. La conferenza si tenne dal 1º al 22 luglio 1944 nell’omonima località nei pressi di Carroll (New Hampshire), per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto mondiale, si preparò la ricostruzione del sistema monetario e finanziario, riunendo 730 delegati di 44 nazioni alleate. Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods. Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l’obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI).

Da allora tutto è rimasto immutato, senza pensare che le regole del gioco non sarebbero rimaste congelate. Di fatto da allora gli scenari e il quadro in cui essi si sviluppano sono cambiati profondamente. Gli Usa non sono più la superpotenza di un tempo, l’Unione sovietica non esiste più, l’Europa è in declino, e i paesi un tempo sottosviluppati, sono in forte ascesa (vedi Cina, India e le economie asiatiche in genere). Tutto questo non può che portare al pensiero di creare una nuova Bretton Woods, magari che cambi leggermente il target dello sviluppo economico così come lo conosciamo. Una conferenza che punti a fare ripartire economie oramai nell’era post-industriale, che trovi il modo di mettere al primo posto l’idea di sviluppo sostenibile, troppo spesso reclamizzata, ma mai attuata in maniera seria e decisa.

Sarebbe il modo migliore per partire bene con questo terzo millennio, e chiudere definitivamente il secondo. Una fase di rottura che apra in maniera costruttiva le porte del futuro, per paesi che un tempo erano la spina dorsale del mondo intero.

Salvatore Borruto

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