Disavanzo di quasi 170 milioni nel bilancio del Comune: e adesso chi paga?

20111018-233008.jpgÈ sicuramente questa la notizia che nelle ultime ore tiene banco su tutti i giornali locali. Gli ispettori inviati a Reggio Calabria dal Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno presentato la loro relazione: 170 pagine da cui emerge una situazione disastrosa per le casse comunali. La verifica amministrativo-contabile rileva, infatti, ben 22 irregolarità e carenze nella composizione del Bilancio.
Gli ispettori Giovanni Logoteto e Vito Tatò, con riferimento al bilancio di previsione per il 2010, più specificamente parlano di “ artifici contabili adottati al fine di occultare la reale situazione finanziaria dell’ente […] celando in realtà un disavanzo di amministrazione al 31.12.09 superiore ai 140 milioni di euro, situazione ulteriormente peggiorata nel 2010 con disavanzo di oltre 160 milioni di euro ”. In realtà si tratta di un buco di quasi 170 milioni di euro! Lì in mezzo vi è di tutto: cifre non iscritte in bilancio, somme spostate da un capitolo all’altro, assunzioni selvagge e illegittime, oltre a sistematiche violazioni del Patto di Stabilità attraverso la comunicazione di dati non veritieri. Nella relazione si dà conto, poi, dell’ irregolare contabilizzazione dell’anticipazione di tesoreria tra i servizi per conto terzi, della non corretta gestione delle entrate a specifica destinazione, del superamento del limite massimo per anticipazione di tesoreria e dell’ omesso versamento di ritenute fiscali. Pare, inoltre, che il Comune abbia sempre riscosso pochissimo rispetto alle previsioni, con la grave rilevazione secondo la quale “ le somme conservate a residuo non tengono conto della mancata contabilizzazione a bilancio degli oneri derivanti dal contratto in essere con Reges SpA per l’affidamento dei servizi di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate di natura tributaria e patrimoniale dell’ente ”. Una situazione del genere non si può certo ignorare! Per questo il Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, ha invitato l’ente comunale ad adottare provvedimenti idonei all’eliminazione delle irregolarità riscontrate. La palla passa ora al Comune stesso che dovrà controdedurre e cercare di smontare, punto per punto, le eccezioni sollevate dagli ispettori. Dovrà spiegare, soprattutto, di chi è la responsabilità di tutto ciò. Ci si aspetta che chi sta seduto sulle poltrone del potere abbia l’onestà intellettuale (almeno quella!) di parlare francamente, non tanto relazionando ai piani alti, ma rivolgendosi ai tanti cittadini delusi da una gestione di cui tanto ci si vantava e che ha finito per dimostrarsi un grosso buco nell’acqua. Si spera che almeno adesso non si finisca per parlare ancora una volta e demagogicamente di “caso Fallara”. Non ci si può davvero nascondere dietro un dito ed allo stesso tempo puntarlo contro un’unica persona, l’ex dirigente del settore finanze e tributi, Orsola Fallara appunto, morta suicida il 16 dicembre scorso. La Fallara ha già pagato per tutto questo e lo ha fatto con il prezzo più alto. Una morte, la sua, che ha destato subito sospetti, gettando ombre sulle ultime ore di vita dell’ ex dirigente. La donna, infatti, quel giorno convocò una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni e chiedere scusa all’attuale governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, all’epoca sindaco di Reggio. Poi le vennero sottratti dall’auto dei documenti ed un cellulare. E fu a questo punto che la Fallara prese l’auto, si recò al porto di Reggio Calabria e lì, sulla banchina, ingerì l’acido muriatico che in pochi giorni, dopo il ricovero in ospedale, la portò alla morte. Da quel momento, negli uffici della Procura della Repubblica iniziano ad arrivare centinaia di carte che dimostrano le irregolarità commesse nella gestione delle casse del Comune reggino. I magistrati, guidati dal procuratore Giuseppe Pignatore, indagano e portano alla luce un sistema malato. In principio si parla soltanto di autoliquidazioni da capogiro che l’ex dirigente si erogò, per somme non dovute. Ma man mano che si va avanti con le indagini, emerge uno scenario devastante e si evince che quel metodo non era prerogativa della Fallara. A quel sistema si erano uniformati altri soggetti, che come lei percepivano somme non dovute ed erogate in violazione di qualsiasi norma di legge. La relazione degli ispettori del Ministero confermerebbe l’esistenza di quel sistema malato e andrebbe ad aggiungersi alla mole di carte che popolano le scrivanie dei magistrati della Procura, non si può fare altro che pretendere che la verità venga portata alla luce e chi debba pagare paghi davvero!

Consuelo Occhiuto

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