Egitto, bagno di sangue

Prosegue la lunga scia di morte in Egitto. Stando alle voci ufficiose i morti degli ultimi scontri di piazza dovrebbero essere 14, mentre le fonti ufficiali parlano “solamente” di 8 persone rimaste uccise. 500 almeno i feriti, mentre stando alle dichiarazioni e ai bollettini ufficiali del Ministero della Sanità i feriti sarebbero 317. Esistono anche altre versioni: secondo Adel Adaoui, sempre del ministero della Sanità, citato dall’agenzia Mena, i feriti sarebbero 298. Ma medici, sia degli ospedali cittadini, sia di quelli da campo allestiti intorno a piazza Tahrir sostengono che i morti sono almeno 10.

Tutta l’area dei palazzi del Parlamento e del governo è stata blindata con barricate e filo spinato dai militari. La giunta militare, a cui la piazza dei giovani egiziani aveva affidato il potere quasi un anno fa, adesso reprime nel sangue, anche l’origine di quel potere stesso. La gente sembra avere messo da parte questi giovani, i quali appaiono già dimenticati. Il voto delle settimane scorse, che ha affidato il paese al partito dei Fratelli Musulmani, ha sancito definitivamente la rottura tra la maggioranza silenziosa degli egiziani, e i giovani di piazza Tahrir.

Secondo alcuni reperti ufficiosi, ma confermati dai medici degli obitori de Il Cairo, le vittime presenterebbero tutte dei fori di entrata di pallottole, di armi prettamente in uso a militari. Le tende delle persone accampate da diversi mesi nell’immensa piazza, sono state date a fuoco, con delle colonne di fumo nero densissimo che hanno iniziato ad alzarsi. I militari dai tetti dei palazzi circostanti hanno lanciato di tutto sulla folla inerme: pietre, calcinacci, escrementi, rottami.

Inoltre le forze di sicurezza hanno attaccato l’ospedale da campo a piazza Tahrir. È quanto ha rivelato una fonte ospedaliera in un collegamento telefonico con la tv privata locale OnTv. A riferire il tutto è stato il dottor Ahmed Farouk: «L’ospedale da campo allestito dalla moschea Omar Makram in Piazza Tahrir è stato attaccato stiamo trasferendo i manifestanti con le ferite più gravi nei bagni della moschea».

Dopo le immagini diffuse da Al Jazira international sugli incendi in corso in piazza Tahrir e le cariche dei militari contro i manifestanti, dei soldati, anch’essi delle forze speciali, sono entrati in edifici della piazza sui cui balconi c’erano le telecamere di varie tv ed hanno sequestrato le apparecchiature.

Un clima da dittatura strisciante, con istantanee comuni a molte vicende sudamericane passate. Come se ciò non bastasse, il premier Ganzouri si è schierato con l’esercito dichiarando apertamente in tv, che: «Non condanno nessuno, ma nessuno della polizia e dell’esercito è intervenuto contro i manifestanti. Ci sono infiltrati che non vogliono la pace in Egitto. Chi ha sbagliato deve pagare, i fatti di ieri saranno giudicati dalla magistratura. Non faremo ricorso alla forza per disperdere le manifestazioni pacifiche. L’esercito non ha fatto uso di pallottole per disperdere il sit-in. Gli ultimi scontri, non fanno parte della rivoluzione, ma sono un attacco ad essa, messo in atto da forze interne o esterne che cercano di scatenare un’escalation in un momento in cui la situazione evolve verso la calma. Le famiglie dei martiri e dei feriti saranno ricompensate pienamente».

Salvatore Borruto

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