Il discorso di fine anno del Capo dello Stato

È stato un messaggio di fiducia quello rivolto alla nazione ed esposto la notte del 31 Dicembre dal capo dello stato. Il sesto e forse più difficile discorso del suo mandato, con accenni alla crisi economica che “resta grave” anche se il Paese ha la capacità per uscirne. Napolitano non nega la drammaticità della situazione, sceglie di fare un discorso di verità al Paese, nessuna banale retorica. Ma insiste sulle chanche dell’Italia. “La fiducia rischia di essere oscurata da interrogativi angosciosi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo”. “E’ faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno; i nostri Buoni del Tesoro – nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni – restano sotto attacco; il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti”, ha aggiunto. “Lo sforzo di risanamento del bilancio culminato nell’ultimo, impegnativo decreto, deve perciò essere portato avanti con rigore. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l’economia riprenderà a crescere: il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale”. Al Paese ora servono «stabilità e serenità», consiglia Napolitano che nel suo discorso cita anche le parole pronunciate da Papa Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi prima di Natale. Occorre una «nuova forza motivante», serve avere «fiducia in noi stessi». È questo l’augurio agli italiani: trasformare il 2012 in «una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti». Perché «l’Italia può e deve farcela». E non c’è dubbio che dai giovani venga l’aspirazione a poter risolvere l’attuale situazione con speranza fondata verso il futuro.

Filippo Turiano

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