La Cina

La denominazione ufficiale di quella che noi chiamiamo comunemente Cina è, invece, Repubblica Popolare Cinese, proclamata il 1° Ottobre del 1949 da Mao Tse Tung in seguito allo scontro con i nazionalisti di Chang Kai Shek i quali, infatti, si erano rifugiati sull’isola di Formosa ed avevano costituito la Cina nazionalista (Taiwan). Fin dall’inizio Mao aveva organizzato l’economia della RPC secondo il modello comunista, ad imitazione dell’Unione Sovietica, predisponendo dei piani di sviluppo di durata quinquennale. Il primo di questi piani aveva riguardato il potenziamento dell’industria pesante. Il secondo piano quinquennale, denominato anche “Il grande balzo in avanti” aveva riguardato soprattutto il processo di sviluppo dell’agricoltura, mediante la costituzione delle Comuni popolari, sorta di unità amministrativo – economiche che, nelle intenzioni del Governo, dovevano essere autosufficienti, con divieto di emigrazione nei residenti.

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Con la crescita dell’economia cinese, negli anni Settanta è cominciato il processo di inserimento dell’economia del maggiore paese asiatico nel mondo globalizzato: ricordiamo, a tal proposito, lo storico viaggio che il presidente USA Richard Nixon fece nel 1972 in RPC, che portò all’ammorbidimento delle relazioni fra i due Stati. Ma il definitivo sviluppo cinese si ebbe all’inizio degli anni Ottanta con l’introduzione delle Zone Economiche Speciali. Di che si tratta? Abbiamo detto che in Cina c’ è sempre stata una politica economica pianificata, con proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Tale e quale in Unione Sovietica. All’inizio degli anni Ottanta, dopo la morte di Mao Tse Tung (avvenuta nel 1976), il nuovo Governo cinese diede vita all’esperimento dell’ “economia socialista di mercato”. Apparentemente queste due espressioni sono in contraddizione, ma la strategia adottata è riuscita a coniugarle: sono state individuate alcune regioni, tutte situate sulla costa per favorire lo scambio commerciale via marittima, regioni in cui veniva concessa la franchigia doganale sulle materie prime in entrata e sui prodotti finiti in uscita. Tale strategia finanziaria, unitamente al basso costo della mano d’opera industriale, ha determinato da subito una notevole delocalizzazione industriale da parte di multinazionali straniere.

Ciò ha determinato un enorme sviluppo dell’economia in queste regioni. Similmente alle Comuni popolari, anche le Zone Economiche Speciali sono blindate, vale a dire che i residenti non possono emigrare, ma soprattutto gli stranieri non possono immigrarvi. La prima di queste ZES fu Shenzen. Situata sulla costa orientale della baia di Hong Kong, al momento della sua costituzione era una cittadina di 20.000 abitanti, quale potrebbe essere oggi Rosarno o Gioia Tauro o Palmi o Villa San Giovanni, tanto per intenderci, e che basava la propria economia essenzialmente sulla pesca. Oggi è una metropoli con oltre dieci milioni di abitanti ed è una delle tre piazze finanziarie più importanti della RPC, assieme ad Hong Kong ed a Shangai. L’input – output delle materie prime, delle merci finite e dei semi-lavorati, avviene a Shenzen attraverso un attrezzatissimo porto con un efficiente scalo container.

(nota: Sarebbe stato interessante replicare il modello Shenzen per l’area industriale del porto di Gioia Tauro, ma nulla è stato fatto, ed oggi assistiamo, a Gioia Tauro, alla fine di un sogno)

Prof. Giuseppe Cantarella

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