Monti alla difesa delle liberalizzazioni

Il premier Mario Monti, ospite di Lucia Annunziata nella trasmissione domenicale “In mezz’ora”, difende il piano-liberalizzazioni e rilancia sulla riforma del lavoro. Monti non è spaventato dalle contestazioni, soprattutto al Sud, che hanno scosso l’Italia in questi giorni. E rispondendo a una domanda sui “forconi” ha affermato che «c’è una caratteristica importante e pericolosa di questo paese: per anni si sono rispettati gli interessi delle singole categorie che quelli generali interessi che sono legittimi, ma il loro insieme dà luogo a una gabbia che fa danno al proprio Paese, che sprofonda». E ancora, facendo riferimento alle contestazioni della piazza leghista, il premier Monti ha aggiunto: «Ho visto che mi stanno contestando. Meglio sentirsi approvati, ma fa parte dell’attività che temporaneamente svolgo anche la possibilità di essere contestati. Ho seguito con interesse e anche con simpatia, da cittadino lombardo e milanese, i passi iniziali della Lega e penso che molte delle cose che stiamo facendo rispondano alle loro istanze iniziali. Sono sicuro che se la Lega pensa ai suoi principi fondanti, nel suo cuore avrà un atteggiamento meno opposto a ciò che stiamo facendo».Domani mattina, ha voluto sottolineare il professore, «inizieremo una discussione seria». «A oggi vedo come obiettivi la semplificazione del mercato con una riduzione delle segmentazioni e vedo, in filigrana, un’attenzione particolare ai giovani e al miglioramento qualitativo della loro situazione, oltre che all’allargamento del loro ingresso nel mondo del lavoro». Varato poi il decreto concorrenza-infrastrutture e «avere la prossima settimana le semplificazioni vuol dire che la condizione delle imprese è destinata a migliorare: risparmieranno sui costi». E ancora: «I prossimi obiettivi del governo sono una semplificazione della burocrazia, con una maggiore attenzione alle nuove generazioni». Sull’articolo 18, infine, Monti ha precisato: «Sono contrario ai tabù, da parte di entrambi gli schieramenti. Deve esserci una trattativa aperta, senza contrapposizioni ideologiche». Non ha escluso «l’idea di un contratto di ingresso che permette per i primi tre anni di licenziare, che è un possibile punto di arrivo, ma dipenderà dal confronto che si svolgerà con le parti sociali».

Filippo Turiano

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