Riforma del lavoro: tra risentimenti e polemiche

Il premier Mario Monti, nell’essere sempre fiducioso riguardo le reazioni degli italiani alle riforme messe in atto, dimentica che le sue impressioni riguardano solo una parte della popolazione, che sia la maggioranza poco importa, l’ottimo risultato del suo operato dovrebbe accontentare e tutelare il paese nella sua totalità (per quanto sia un’impresa difficile). La riforma del lavoro provoca risentimenti e discussioni, anche molto aspre, ma il Presidente del Consiglio crede che gli Italiani la reputino necessaria. Non è una riforma per togliere ai lavoratori, ma per dare: soprattutto ai giovani, ai precari e a chi non ha lavoro. La tutela degli interessi di queste categorie, forse si vedrà nel lungo periodo, ma adesso le reazioni per quanto si voglia credere che siano positive, son tutt’altro che piacevoli. Sembra ci sia un continuo atto di persuasione da parte della maggioranza, per convincere quella parte di cittadini che non riesce a capacitarsi dei cambiamenti (persuasione mediatica non certo accompagnata da garanzie concrete). Un interesse dei lavoratori che a livello pratico ancora non si respira, e al di là dell’appoggio o del disappunto nei confronti di questo governo, la corsa allo smantellamento di un sistema che non funzionava, per quanto sia stato e continua ad essere una mossa vincente e necessaria, sembra dimenticare l’altra faccia della medaglia: l’umanità, che dovrebbe accompagnare ogni atto o decisione. Sembra infatti che il premier non sia affatto colpito, preoccupato o allarmato, va avanti, non si ferma. Freddezza numerica anche nell’approccio umano. Un percorso di riforme che accresce il prestigio personale: la stampa internazionale per esempio, elogia quasi in ogni occasione Mario Monti; l’anti-Berlusconi che può salvare l’Europa, utilizzando misure restrittive (che hanno il compito di educare gli italiani al risparmio e ai sacrifici). Tecnico coraggioso che affronta l’opposizione dei sindacati (semplicemente non considerando il loro punto di vista). Periodo di svolta, attesa, sperata, scongiurata, chi può dirlo! Risultati che potranno essere percepiti osservando le condizioni di vita del Paese, (e per il momento non sembrano così idilliache). Tensione nell’aria, corde di violino in Parlamento, disagi negli ambienti di lavoro, tagli sul personale per riorganizzare le strutture con criterio. Ci si chiede: gli Italiani che andranno a casa forse ingiustamente, avranno voce in capitolo per far valere i propri diritti?

Annamaria Milici

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