La Fiamma contro il trasferimento dei Bronzi di Riace da Reggio Calabria

Eccolo che torna, è il tormentone “Bronzi di Riace”! Tutti li amano, tutti li vogliono, ma soprattutto li vogliono fuori da Reggio. A sostegno di questa grottesca proposta tante barzellette, e a noi nasce spontanea un’altra perplessità: perché vari Ministri, amministratori, operatori del settore turistico e dei beni culturali ai quali vengono queste insulse idee a favore dell’ulteriore impoverimento del nostro territorio, non riescono ad avere un’idea nazionale dell’Italia che comprenda anche il Meridione come terra di sviluppo? Se, infatti, non si accettasse più l’idea dell’esistenza di una “questione meridionale” a favore di una “questione nazionale”, i problemi e le difficoltà di città e province economicamente depresse come quella di Reggio Calabria, finalmente riuscirebbero ad essere inquadrate in un’ottica onesta, globale e reale, tale da riuscire ad individuare le opportune soluzioni ed opportunità di sviluppo, valorizzando le vocazioni e le risorse di un territorio. I Bronzi di Riace sono una grandissima risorsa attrattiva turistica, e l’interesse costante su di essi ne è una estrema conferma, ma se questi da soli non riescono a diventare motore di sviluppo economico, né attorno a sé creano un circuito di scambi ed approfondimenti culturali, il problema non è la locazione della città che li ospita, ma delle politiche nazionali che negli anni hanno inteso isolare dall’Italia e dal mondo intero la città di Reggio Calabria. Cose dette e ridette da tutti, ma ai quali soprattutto chi di dovere ed in potere non ha mai dato seguito con fatti: strade ed autostrade fatiscenti ed insufficienti sia sul lato jonico, che su quello tirrenico; collegamenti ferroviari sempre più miseri ed addirittura ridicoli sul versante jonico grazie ai continui tagli operati da Trenitalia, azienda con partecipazione statale ma che di pubblico da Napoli in giù ha solo le contribuzioni. Per non parlare degli attraversamenti per/dalla Sicilia, saldamente in mano ad un vergognoso cartello da usurai fra Caronte&Tourist e Ferrovie dello Stato, i quali hanno reso sempre meno conveniente il passaggio di turisti, operatori del settore ed investitori. Ed infine, l’aeroporto dello Stretto che il ministro-banchiere Corrado Passera vorrebbe definitivamente affossare con il suo nuovo Piano degli Aeroporti Italiani in cui si declassa il “Tito Minniti” ad aeroporto ad “interesse locale”. Reggio è l’unica città di frontiera al mondo a non essere collegata né per terra, né per mare, né per aria, ma soprattutto per aria, oggi il collegamento più importante al mondo per velocità e costi, e soprattutto per garantire importanti flussi e scambi di persone in ambito turistico e non solo. Altri aeroporti, come ad esempio quello di Trapani, territorio non più felice del nostro e comunque vicinissimo all’aeroporto internazionale di Palermo, sono diventati miniere d’oro per le economie locali grazie ad un utenza altissima derivata dalla presenza di numerose compagnie low cost che garantiscono continui collegamenti nazionali ed internazionali. Questo è indice che il problema non sta nella attuale locazione dei Bronzi, ma nella assoluta incapacità della classe dirigente nazionale, nominata prima dai partiti e poi dalle Banche, ad avere una visione completa dei problemi legati al territorio, e soprattutto manca la volontà precisa di creare sviluppo ed occupazione nella nostra terra di Calabria. I “Bronzi di Riace” non si muovono da Reggio Calabria a costo di allestire nuovamente le barricate!!! Piuttosto la politica locale e soprattutto nazionale, cominci ad investire concretamente sulla realizzazione di infrastrutture che liberino il nostro territorio dal’isolamento al quale siamo stati volutamente relegati da 150 anni di mala-Unità.

Luca Taveri – addetto stampa Fiamma Reggio

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