Ieri proiezione del film “26 Settembre 1970. Il cielo limpido”

Dibattito pubblico “A REGGIO, COME A PIAZZA FONTANA, NEL 1970 È STATA STRATEGIA DELLA TENSIONE” Domani sera consegna del Premio “Maurizio Grande” a Raymon Bellour e Alessia Cervini

Da sinistra Arena, Boatti, Scarpelli, Faeta, Barillà

REGGIO CALABRIA – I moti di Reggio, il deragliamento del Treno del Sole a Gioia Tauro, la morte sospetta dei cosiddetti anarchici della Baracca, al secolo Gianni Aricò e la fidanzata Annalise Borth, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso. Tre tragedie interconnesse, strette in una manciata di mesi, sono state al centro, ieri sera, di “Confini”, il Festival Internazionale di Arti Visive del Mediterraneo in programma fino a venerdì al Teatro Siracusa di Reggio Calabria.

Ha aperto la serata il film “26 settembre 1970 – Il cielo limpido” di Massimo Barilla e Salvatore Arena che, attraverso immagini d’epoca e stralci dello spettacolo teatrale realizzato dai due registi, ricostruisce i momenti salienti dei mesi bui che gettarono Reggio nell’angoscia, intrecciando la grande storia con tante piccole storie che restituiscono la dimensione umana di un’epoca ancora largamente incompresa. Ua fase storica su cui hanno discusso insieme agli autori, nel dibattito pubblico “Reggio 1970: memoria e rilettura”, l’antropologo Francesco Faeta e lo storico Giorgio Boatti moderati dal presidente del Circolo del Cinema “Charlie Chaplin” Claudio Scarpelli.

“Sono nato a venti metri dal luogo in cui è morto Campanella alcuni anni dopo i fatti di Reggio – ha raccontato Barilla – Sentivo l’esigenza, così come Salvatore Arena, di illuminare questa fase della nostra storia e le vicende collegate. Così è nato prima lo spettacolo teatrale e poi questo film che vorremmo distribuire nelle scuole, nel solco del percorso sul valore educativo della memoria storica che abbiamo intrapreso come Fondazione Horcynus Orca con la creazione dell’Archivio della memoria condivisa”.

“Quello che è successo a Reggio tra il 1970 e il 1971 – ha aggiunto Faeta – riproduce il copione classico di tutte le rivolte. Avevamo una grandissima chiarezza di ciò che stava accadendo, ma tanta cecità sulle conseguenze politiche che si potevano aprire per i paese. L’opinione pubblica reggina è stata una pedina della Strategia della tensione ma già da subito le erronee interpretazioni della stampa e, pochi anni dopo, la rimozione collettiva hanno allontanato quei fatti dalla memoria dei cittadini, tanto che i Moti di Reggio sembrano meno importanti della strage di piazza Fontana nonostante la portata dell’oltraggio, della violenza somministrata a un’intera città”.

“Benché il Sud fosse prepotentemente presente nelle lotte progressiste di quegli anni, non siamo riusciti a cogliere – ha sottolineato Boatti – che a Reggio stava andando in scena un copione fondamentale, non periferico del nostro paese. A Reggio, come a piazza Fontana, si è giocata la partita del mutamento dell’assetto dello Stato italiano. La nostra classe dirigente attuale è stata inseminata in quegli anni”.

Intano proseguono le proiezioni dell’VIII edizione del premio “Maurizio Grande”. Nel pomeriggio si comincia alle 18.00 con le pillole di video art Phobos (Italia, 2011) di Agnese Purgatorio; alle 18,15 il film Il Gemello (Italia, 2012) di Vincenzo Marra; alle 20,30 ancora video art con A Tunnel (Israele, 2010) di Ron Amir; alle 21,00 presentazione e proiezione del film L’intervallo (Italia/Svizzera/Germania, 2012) di Leonardo Costanzo, alla presenza dell’autore.

Domani, alle 11.00, nell’ambito dei workshop Cantieri d’arte, alla Facoltà di Architettura (saletta tesi, I piano) incontro con il giornalista e critico cinematografico Enrico Magrelli e con il docente di estetica all’Università La Sapienza di Roma Pietro Montani.

Nel pomeriggio, alle 18.00 le pillole di video art Wiseman Attic (Siria, 2005) di Aiham Dib; alle 18,15 il film Amour (Francia/Germania/Austria, 2012) di Michael Haneke.

Alle 21.00 cerimonia di consegna dei premi “Maurizio Grande” che quest’anno andrà a Raymon Bellour per il saggio Le corps du cinéma e a Alessia Cervini per La ricerca del metodo. Antropologia e storia delle forme in Sergej Michajlovič Ejzenstejn. In chiusura, presentazione e proiezione del film Pietà (Korea del Sud, 2012) di Kim Ki Duk.

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