L’assessore Caligiuri, il presidente del Consiglio Talarico e il giudice Gratteri hanno presentato il libro di Mimmo Gangemi “il patto del giudice”

L’assessore alla cultura Mario Caligiuri – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta – ha introdotto l’incontro, curato dal Consiglio regionale della Calabria, per la presentazione dell’ultimo libro di Mimmo Gangemi “Il patto del giudice”. Con l’autore sono interventi anche il presidente del Consiglio della Calabria Francesco Talarico e il giudice Nicola Gratteri. “Celebriamo – ha detto Caligiuri – la festa della Calabria in questa mutazione genetica che vuole trasformare le occasioni in opportunità anche attraverso l’ultimo libro di Mimmo Gangemi: un intellettuale irregolare che fa studiare i suoi figli in Calabria, al massimo a Messina. Un senso di calabriturdine – ha messo in evidenza l’assessore – che assume la valenza importantissima di una regione che non si piega e che è sempre aperta alla speranza”. Talarico ha parlato di “un libro, di un autore calabrese apprezzato e stimato, che descrive uno spaccato della nostra terra tra virtù e i vizi. Un giallo che ripercorre spaccati di avvenimenti realmente accaduti. Dal libro – ha evidenziato ancora il presidente del Consiglio – ho avuto una lettura positiva, la concezione di una Calabria positiva che ce la può fare per progredire e crescere dal punto di vista economico e sociale, attraverso azioni di magistrati come Gratteri e attraverso la cultura della legalità che il Consiglio sta portando avanti con progetti concreti rivolti soprattutto ai giovani calabresi. Cultura fortemente rappresentata in questa edizione del Salone del libro dove la Calabria, grazie all’impegno dell’assessore Caligiuri, è la prima Regione ospite d’onore”. “Sono uno dei tanti calabresi rimasti in Calabria, colpito – ha affermato Mimmo Gangemi – da quella che il mio amico Vito Teti definisce la ‘restanza’. Ciò ho desiderato anche per i miei tre figli perché credo che la più grande povertà per la nostra regione è di lasciar partire i propri giovani”. Gangemi ha, poi, precisato che il ‘patto del giudice’ non è un testo di ‘ndrangheta. “Intreccio la trama partendo da due dati di cronaca: la rivolta degli extracomunitari di Rosarno e il trafugamento di 200 chili di eroina nel porto di Gioia Tauro. Racconto la storia del giudice Lenzi, già personaggio creato nel libro ‘il giudice meschino’. Il resto della storia è romanzata. Non è un libro sulla ‘ndrangheta – ha ribadito lo scrittore di Santa Cristina D’Aspromonte – ma le storie sono comunque credibili. Il giudice si inventa una giustizia tutta sua che non è quella con la G maiuscola. Io metto in bocca a figure immaginarie della ‘ndrangheta, ad esempio un capobastone e il nipote, dialoghi che riportano ad alcune operazioni condotte realmente dalle Forze di polizia. Comunque – ha affermato infine Mimmo Gangemi – sono del parere che per combattere la ‘nadrangheta bisogna eliminare il consenso, forgiando le nuove generazioni verso una nuova cultura della legalità”. Gratteri, al salone anche per presentare i volumi “la nostra guerra non è mai finita” e “’ndrangheta e acqua santa”, scritti insieme a Giovanni Tizian e Antonio Nicaso, ha esordito affermando “che una persona quando vuole scrivere delle verità come Gangemi scrive romanzi”. “In questo libro – ha detto ancora il magistrato – ho trovato tante verità, molte analogie tra il santista e l’uomo delle istituzione che si presta in modo smisurato perché è un coniglio, un meschino, appunto. E a noi che siamo ‘figli’ di grandi giuristi ci fa ancora impressione vedere magistrati meschini”.

C. S – p.g.

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