Centro studi sulla bocciatura del progetto per il Lido Comunale

Centro Studi Tradizione Partecipazione
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Abbiamo appreso ieri che la Soprintendenza ha bocciato il progetto del lido comunale. Abbiamo letto le motivazioni di tale bocciatura, che ci lasciano sconcertati ed indignati. Lo sostiene il VicePresidente del Centro Studi Tradizione Partecipazione Nicola Malaspina. Sul progetto del lido ci riserviamo di documentarci, ma sono le motivazioni della bocciatura che ci indignano in quanto vanno lette legandole agli atteggiamenti che la stessa Soprintendenza sta tenendo nella vicenda del progetto dell’ampliamento del Museo. Constatiamo un comportamento improntato alla logica spudorata dei “due pesi e delle due misure”, con l’aggravante della contemporaneità degli avvenimenti. Allorché si tratta di esaminare progetti elaborati dalla stessa Soprintendenza e dai suoi progettisti, abbiamo toccato con mano,non solo l’assoluto disinteresse nei confronti dei valori del patrimonio archeologico ed architettonico presente nella città, ma addirittura l’arroganza e la supponenza assunte nei confronti delle associazioni culturali, che rappresentano valori ed interessi della nostra cittadinanza. Quando invece si tratta di doversi determinare sui progetti di singoli cittadini, imprese ed amministrazioni locali le Soprintendenze diventano, salvo casi particolari, tutori implacabili di quei valori. Anni addietro la Sovrintendenza ha vanificato la realizzazione della Riqualificazione di Piazza del Popolo, e dei sottostanti mercato e parcheggi, con richieste insostenibili di “assaggi del sottosuolo”, finalizzati ad escludere preventivamente l’esistenza di improbabili reperti archeologici. Oggi si vorrebbe invece imporre alla città un progetto di ampliamento del Museo che prevede una struttura sotterranea che, secondo gli esperti e gli studiosi, è sicuramente interessata da un’antica necropoli. Ciò detto, ribadisce Malaspina, ieri abbiamo appreso che l’ineffabile soprintendente Eichberg ha bocciato il progetto del Lido comunale perché si prevede la demolizione delle vecchie cabine, che a suo giudizio “non vanno demolite, anzi quelle a nord risalgono addirittura agli anni trenta”. Stupefacente! Che faccia tosta! Come si fa a non pensare che quanto sostiene la Soprintendenza riguardo al presunto valore storico o artistico di quelle sconcezze- che a nostro avviso andrebbero eliminate in quanto deturpano una parte così importante e pregiata della città- non sia legato alle vicende del Museo? Alla luce di quanto sopra, conclude il VicePresidente di Tradizione Partecipazione, riteniamo che sia necessario che questi comportamenti della Soprintendenza siano sottoposti ad una adeguata verifica da parte del Ministero dei beni culturali. Bisogna accertare se questi comportamenti sono corretti, oppure se le cose che accadono a Reggio sono affette da anomalie tali da delegittimare, importanti istituzioni di tutela dell’interesse pubblico. Incominciando magari ad esaminare la vicenda dell’appalto della valorizzazione del Museo e capire come mai, nel corso dei lavori, si è avuta una lievitazione così abnorme dei costi, peraltro senza che la stessa struttura sia stata ancora resa fruibile.

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