La crisi del ‘29 e la crisi del 2008

di Leo Iriti – Eravamo nel lontano 2 ottobre del 1929, l’economia andava bene, anzi cresceva a dismisura, la produttività era alle stelle, i salari aumentavano grazie alle scelte del fordismo che avevano portato ad una crescita dei salari e ad un vertiginoso aumento dei consumi. L’America sognava, era il paese delle opportunità, nascevano i consumi di massa, e quindi la cosiddetta società dei consumi. Si iniziava a passare dalla società dell’essere a quella dell’avere, i mezzi di comunicazioni di massa riuscivano a fare diventare l’acquisto di un prodotto, indispensabile per la vita dell’uomo. Ma proprio quando i sogni e le aspettative aumentavano, accadde un evento catastrofico all’improvviso, crollò la borsa di Wall Street. Vi era una produzione talmente elevata che la domanda non riuscì ad assorbirla, quindi molti beni prodotti non trovarono una loro allocazione sul mercato, e le azioni delle imprese quotate in borsa erano divennero carta straccia. L’economia crollò, le persone ricche diventarono povere, le persone che avevano una casa e un lavoro si ritrovarono senza nulla e in coda alle mense per poter avere da mangiare. Il mercato non era riuscito a regolamentarsi, la speculazione finanziaria aveva creato una crescita illusoria e la società americana si stava sgretolando. Tutti i sogni e le aspettative di una società del benessere andavano in fumo e con esse il sogno americano. Tutto questo portò ad una profonda analisi delle ragioni di questa crisi. Chi erano gli attori coinvolti? Perché non si riuscì a intervenire in tempo? La profonda crisi comportò una crisi sociale e politica. Si verificò un cambiamento nella concezione della società attraverso un cambio della guida politica, e un riequilibrio degli attori economici che avevano portato a tutto questo. Roosvelt subentrò ad Hoover che non aveva saputo prevedere e gestire il grave momento, e gli istituti finanziari vennero riprogrammati ponendo loro determinati limiti. La politica economica americana, attraverso il New Deal, venne completamente ristrutturata, era il periodo delle teorie economiche di Keynes, dell’intervento dello stato, delle politiche di protezione del mercato interno attraverso una rimodulazione dei dazi doganali, e delle politiche di protezione sociale. In un momento di recessione lo Stato americano divenne il protagonista della crescita del paese attraverso ingenti investimenti in opere pubbliche, dando posti di lavoro a tutti i soggetti che lo avevano perso. Venne introdotta una legge, il Glass Steagall Act, che a serviva regolare il ruolo delle banche e quello degli intermediari finanziari. Nasceva la separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, le prime si sarebbero occupate della gestione dei depositi dei correntisti e delle tradizionali attività delle banche a supporto dell’economia reale, le altre, invece, si sarebbero soltanto occupate delle attività di speculazione finanziaria. Il mondo delle finanza con le sue lobby era stato ritenuto il principale colpevole della catastrofe, pertanto il suo ruolo doveva essere regolamentato. L’America molti anni dopo, successivamente alla seconda guerra mondiale riuscirà a raggiungere i livelli di produzione precedenti al’ 29, riproponendo il sogno americano. Tutto questo cosa insegna? Che le crisi, attraverso corsi e ricorsi storici si ripresentano, e analizzare le politiche economiche delle epoche precedenti potrebbe essere utile per pianificare delle opportune strategie di soluzione dei problemi. Il New Deal fece capire come il mercato non sia in grado di regolamentarsi, garantendo la corretta allocazione delle risorse. Nacque il rapporto Stato e mercato al fine di contenere le contraddizioni che si sviluppano in esso. Roosvelt non propose un politica economica secondo la logica del meno mercato più Stato, ma un politica dove lo Stato assumeva un ruolo regolatore, secondo criteri di equità sociale, favorendo la libera impresa. In questo modo l’America divenne una grande potenza. La regolazione dell’attività bancaria, con la distinzione tra banca commerciale e banca d’affari, abbandonata nel 1999 con il Gramm, Leach – Bliley Act, quindi garantì il giusto ruolo all’ economia reale e il conseguente sviluppo della società. Con questa riflessione voglio dire che per certi aspetti una crisi simile in passato l’abbiamo vissuta ed una corretta rilettura della storia potrebbe essere utile, ma cosa ancora più utile, bisogna trovare il coraggio di delineare un cambiamento, anche se questo significa scontrarsi con le lobby finanziare che oggi gestiscono il sistema, riequilibrando il rapporto tra l’individuo, il mercato e lo Stato.

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