Nuova Legge Elettorale: ridateci le preferenze!

E’ un controsenso innato: riformare la Legge elettorale escludendo le preferenze. E’ una concezione della metodologia elettorale svuotata del più basilare e fondamentale elemento: affidare al popolo la possibilità di scegliere, direttamente, i propri rappresentanti. E’, al contempo, un paradosso. Non si capisce infatti perché gli italiani debbano andare al voto per le Comunali potendo scegliere il proprio rappresentante, per le Regionali potendo scegliere il proprio consigliere, per le Europee potendo scegliere il proprio europarlamentare, e invece per le Governative dover accettare nomi e figure imposte da altri.

Introdurre le preferenze conferisce all’elettore il potere di decidere. Senza fronzoli, sulla fiducia, sull’opinione, sulla volontà coatta di farsi rappresentare. E’ vero, si obietterà, il voto di preferenza può prestare il fianco alla corruzione e al voto di scambio: ma fateci capire, in questi ultimi dieci anni in cui si è votato con il “porcellum” per caso questi rischi sono stati eliminati? Non ci pare, anzi. Qualche brutto vizio si è pure accentuato. Ed allora perché continuare a trincerarsi in discorsi obsoleti che non tengono per nulla conto delle nuove dinamiche sociali e antropologiche italiane. E soprattutto non si capisce come la classe politica attuale che si oppone all’introduzione delle preferenze possa mostrare in tutta la sua plasticità una totale mancanza di fiducia verso gli elettori, forse convinti che questi abbiano ancora l’anello al naso: non sarà per caso, invece, che, la Santanchè o il Capezzone di turno, abbiano seriamente paura che in caso di voto con le preferenze, possano restare a bocca asciutta? Non sarà che i salottieri oppositori della sovranità popolare abbiamo il timore di non avere in dote nemmeno i voti della propria famiglia. Di non avere il consenso che è poi quello che serve per definirsi “Politico”?

Ed è questo il punto. I partiti oggi non dovrebbero battersi per le “soglie” e per i premi di maggioranza. Dovrebbero pensare solo ed esclusivamente alle preferenze, a restituire al popolo un potere decisionale fondamentale, democratico, imprescindibile per un Paese civile. Ed infatti, ad eccezione della Germania (che comunque ha una legge elettorale completamente diversa su collegi uninominali) quasi tutte le democrazie occidentali si basano su una legge che garantisce l’elettorato attivo e non quello “passivo”. Perché l’uomo o la donna eletta dal territorio probabilmente proviene da quel territorio e ne tutela dignità, priorità, evidenzia e possibilmente si batte per le emergenze, non è staccato dalla realtà come spesso, purtroppo, accade ai giorni nostri.L’”Italicum” renziano deve essere rivisto, non vi è dubbio: fanno bene quelle forze politiche, Ncd in primis, a battersi per una concezione che, lo si ribadisce, è basilare per ogni cittadino: quello di potersi scegliere i propri parlamentari e non dover abdicare alla velina di turno.

Ipse dixit 

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