L’importanza di una Legge Regionale nel settore funebre

Nei giorni scorsi sui quotidiani nazionali e locali è stato pubblicato un articolo relativo ad un cittadino calabrese che, pensando alla propria morte, aveva espresso in vita la volontà di essere cremato e che le sue ceneri venissero disperse nel mare prospicente Gioia Tauro. Quelle volontà non hanno potuto trovare accoglimento stante la perdurante assenza di una legge regionale calabrese che regolamenti tale pratica funeraria.

A prescindere dal fatto che le ceneri saranno ugualmente disperse in Liguria, questo diritto negato deve aprire una riflessione sulla necessità ed urgenza di approvare una normativa regionale di settore in Calabria. Da tempo FENIOF e FEDERCOFIT (le due federazioni nazionali di settore, la prima peraltro firmataria del CCNL di settore) hanno collaborato con il legislatore per la definizione di regole tutelanti per i cittadini toccati da un evento luttuoso. Il testo che recepisce tali disposizioni è il disegno di legge presentato dai Consiglieri Regionali Nucera e Talarico attualmente in discussione alla preposta Commissione.

Essendo passati molti mesi dall’avvio dell’iter di valutazione, l’ok definitivo a questa importante legge regionale è oggi quanto mai urgente. A riguardo non mancano moti contrari in particolare da alcune imprese calabresi che si sono costituite in un comitato spontaneo per contrastare alcune disposizioni che prevedono, per i soggetti esercenti l’attività funebre, specifici requisiti tra i quali la disponibilità di un mezzo funebre regolare, una autorimessa autorizzata sanitariamente, una sede e personale regolarmente assunto.

Il parere delle federazioni nazionali di settore è che tali moti contrari non solo stiano rallentando l’approvazione del testo del disegno di legge (che eviterebbe le problematiche in cui è incappato il defunto calabrese di cui alla premesse) ma lo stiano facendo strumentalmente per mantenere la situazione di fatto contraddistinta da imperante utilizzo di lavoro irregolare.

Le federazioni nazionali di settore evidenziano che simili discussioni si sono avute in tutte le regioni d’Italia ove sono state approvate normative regionali aventi analoghe disposizioni: invece che avanzare proposte finalizzate a tutelare interessi di specie (ovvero mantenere in piedi un sistema che consente ampi utili a fronte di costi residuali stante l’imperante utilizzo di lavoro nero) sarebbe opportuno considerare l’importanza di una simile occasione per creare posti di lavoro in una regione che, attualmente, presenta il più elevato tasso di disoccupazione del Paese.

 In sintesi le federazioni nazionali puntano il dito su coloro che stanno contrastando l’approvazione del testo del disegno di legge che, peraltro, fornisce ampie possibilità alternative all’assunzione diretta del personale, auspicando fenomeni di aggregazione aziendale quali consorzi, società consortili che garantirebbero alla collettività di rivolgersi a soggetti in grado di fornire servizi funebri qualificati utilizzando personale stabilizzato e regolarmente formato. Il tutto a tutela della qualità del servizio funebre e dei dolenti toccati da un evento luttuoso che oggi, spesso, non sanno se a movimentare il proprio caro defunto vi sarà adeguato personale professionalmente preparato o soggetti presi a caso e retribuiti con la classica mancia in nero: “A dispetto di quanto sostengono i detrattori della legge regionale va evidenziato che i necrofori non sono facchini che movimentano il feretro solo durante il funerale.

Il necroforo è un lavoratore specifico del settore funebre che prima di essere avviato all’attività deve necessariamente frequentare un corso di formazione in grado di consentirgli di intervenire sia durante il funerale ma anche in tutte le attività preliminari e successive ad esso: preparazione e consegna della cassa, toelettatura e vestizione del defunto (con cautele igienico sanitarie specifiche), eventuale somministrazione della puntura conservativa, incassamento, movimentazione del feretro, responsabilità su quanto dichiarato in ordine a generalità del defunto e sulla tipologia di bara utilizzata e relativi accessori, etc etc, finanche capacità di intervento qualora sussistano problemi con il feretro sul fronte igienico sanitario e quant’altro.

Tutte attività che, secondo i detrattori del disegno di legge regionale della Calabria, potrebbero essere superflue in quanto il “necroforo” sarebbe solo colui che porta la cassa durante il funerale. Probabilmente perché tutte le altre attività preliminari e conseguenti il funerale è vantaggioso che continuino ad essere svolte attraverso il lavoro nero. Ma se vogliamo cambiare le cose, a partire dal nostro Mezzogiorno, questa è l’occasione. “

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