Se fossimo in un Paese “normale”…

bruxellesdi Fabrizio Pace  – Se fossimo in un paese “normale” si sarebbe già capito da tempo che è impossibile pensare l’uscita dell’Italia dall’ Unione Europea. Ma siccome in giro c’è chi cavalca la disperazione della gente, additando  lo status quo  delle cose a Bruxelles pur di intascare qualche consenso è il caso di chiarire le idee sull’importanza e le funzioni del “Nostro” Organismo europeo. I padri fondatori diedero vita all’Unione Europea allo scopo di mettere fine alle guerre frequenti e sanguinose tra paesi vicini, culminate nella seconda guerra mondiale. Negli anni Cinquanta, caratterizzati dalla guerra fredda, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CEE costituita nel 1957 con il trattato di Roma)  comincia ad unire i paesi europei sul piano economico che politico al fine di garantire una pace duratura. I sei membri fondatori sono: la Francia, la Germania, il Belgio, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Coloro che non hanno buona memoria o che all’epoca dei fatti non erano nati non possono immaginare il serio pericolo che l’Europa correva a causa dell’esistenza del blocco comunista guidato anzi comandato dittatorialmente dall’URSS. Stiamo parlando della fase storica conosciuta  come della guerra fredda tra est e ovest poi cessata con la caduta del muro di Berlino e la liberazione di popoli dell’Est . Si è assistito cosi al miglioramento dell’economia nazionale e internazionale grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicano più dazi i doganali nell’ambito dei reciproci scambi. Essi convengono inoltre il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così a tutti il sufficiente approvvigionamento di tutta la popolazione. Il 1° gennaio 1973 con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito, il numero degli Stati membri  sale a nove. La politica regionale comunitaria comincia a destinare importanti somme di danaro al finanziamento di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture nelle zone più povere. Nel 1979 il Parlamento viene eletto per la prima volta a suffragio universale.Nel quinquennio tra il 1981 e il 1986 accede all’unione la Grecia, il Portogallo e anche la Spagna. Finalmente liberi dall’oppressione del comunismo i paesi europei si “riavvicinano” e nel 1993 viene completato il mercato unico in virtù delle ‘quattro libertà’ di circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Durante gli anni Novanta saranno due importanti i trattati che stabiliranno le regole all’interno della comunità: il  Maastricht (1993) e Amsterdam (1999). I cittadini europei iniziano a preoccuparsi tutti insieme di come proteggere l’ambiente e di come i paesi europei possano collaborare in materia di difesa e sicurezza. Nel 1995 aderiscono all’UE altri tre nuovi Stati: Austria, Finlandia e Svezia. Si arriva quindi agli  accordi di ‘Schengen’ che, gradualmente, consentono ai cittadini di viaggiare liberamente senza controllo dei passaporti alle frontiere. Milioni di giovani studiano all’estero con il sostegno finanziario dell’UE. Nel 2000 nasce l’euro, la nuova moneta dell’unione che sconvolge le economie interne di chi non è riuscito ad adattarsi al meglio. L’Italia e il suo governo dell’epoca (Prodi), nel passaggio dalla lira all’euro, non è riuscita nel controllo dei prezzi per cui la maggior parte delle spese degli italiani si sono raddoppiate mentre le entrate ed i conti in banca si sono dimezzati. Questo è uno dei motivi fondamentali per il quale nel nostro paese l’Euro è stato recepito in forma distorta. Tra il 2004 ed il 2007 ben altri 12 paesi entrano a far parte dell’Unione Europea e si realizza quasi totalmente il sogno dei padri fondatori, la condivisione degli stessi ideali: la pace, l’unità e la prosperità in Europa. parlamento_euNel settembre del 2008 inizia la crisi economica e  finanziaria che investe l’economia globale dalla quale ancora oggi l’Italia stenta ad uscire, portando necessariamente i paesi dell’UE ad una stretta collaborazione e all’incontro che ha dato vita nel 2009 al trattato di Lisbona con cui si apportano istituzioni moderne e metodi di lavoro più efficienti. L’Unione Europea potrebbe essere definita una federazione di stati anomala perché, esiste l’unione finanziaria, l’unione economica ma in realtà non si è ancora riusciti a creare un governo sovranazionale che decida la politica in maniera  unitaria. In tal senso si sta lavorando e con l’importanza che il Parlamento Europeo ha assunto ai giorni d’oggi il passo è ormai vicino. Tra poco i cittadini del vecchio continente saranno chiamati nuovamente alle urne il piccolo ma fondamentale impegno di ognuno nell’espressione della propria preferenza qualunque essa sia è indispensabile. E’ facile lamentarsi, chiedere soluzioni se poi invece al momento in cui c’è da prendersi delle responsabilità si glissa. L’Italia non ha mai “preso” seriamente il Parlamento Europeo a differenza da tedeschi e francesi che da anni ormai hanno spostato il centro dei loro interessi a Bruxelles. Indispensabile andare a votare per far risultare chi dovrà tutelare i nostri interessi, perché le decisioni prese in Europa  poi si ripercuotono inevitabilmente anche nei territori locali. I due partiti politici più numerosi ed importanti, che si contendono la presidenza del Parlamento Europeo sono: il PPE di centro-destra che  aspira a un’Europa dei valori vicina ai cittadini e basata sulla democrazia, la trasparenza, la responsabilità e la prosperità attraverso la promozione di un’economia sociale di mercato. Il PES è il partito del centro sinistra, che si ispira a ideali socialisti.

 

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.