Lettera aperta di un ergastolano a Cristiana Capotondi

_cristiana08\05\2014 – La certezza della pena è un conforto per chi è un buon cittadino, ma l’ergastolo è solo la certezza della fine (Serena Franchin). Nel sito www.carmelomusumeci.com è in atto una raccolta “Firma contro l’ergastolo” che non smette di raccogliere adesioni fra cittadini comuni, politici, intellettuali, giornalisti, religiosi, uomini e donne del mondo dello spettacolo. Sono oltre 30.000 le persone che hanno già aderito. In questi giorni ha firmato anche l’attrice Cristiana Capotondi. E il mio cuore le vuole dire grazie per avere avuto il coraggio di “schierarsi” affinché anche i morti viventi come me, condannati a essere cattivi e colpevoli per sempre, abbiano una speranza un giorno di ritornare a fare parte dell’umanità. Cristiana, sono un morto che respira, sotterrato da sbarre e cemento, che da circa ventitré anni cerca di sopravvivere, ma rimanere vivo non è come vivere. E purtroppo non è neppure come morire. Ti confido che l’altra notte ho sognato casa. Nonostante ventitrè anni consecutivi di carcere sogno ancora di tornare a casa. Non riesco ancora ad accettare che non ci tornerò più. E che la mia casa sarà per sempre la tomba di una cella. Cristiana, non posso fare altro che vedere trascorrere la mia vita in questo modo, senza di me. Non posso fare altro che vivere la vita degli altri, della mia compagna, dei miei figli e dei miei nipotini e di chi fuori mi vuole bene, perché la mia vita da molti anni non esiste più. E continuerà a non esistere per il resto dei miei giorni. Vorrei tanto tornare a casa ma ormai questo più che una speranza è solo un desiderio. Cristiana, tempo fa ho visto il film “Il segreto dei suoi occhi”. Il film mi ha colpito. Uno dei messaggi che il film ha voluto dare è che l’ergastolo è peggio della pena di morte. Il marito della vittima dice: “Io sono contro la pena di morte perché il colpevole soffre solo un attimo. Io voglio che sia condannato all’ergastolo così soffrirà tutta la vita”. Io credo che purtroppo molti italiani la pensino in questo modo. Cristiana, io dico spesso ai miei compagni che oggi gli ergastolani ostativi ai benefici penitenziari hanno molte meno possibilità di finire la loro esistenza vicino ai loro cari di quante ne avevano gli internati nei campi di concentramento nazista. Mentre loro avevano la speranza che con la sconfitta della Germania i vincitori li liberassero, o che i nazisti li ammazzassero, noi non abbiamo nessuna speranza, perché nessuno verrà a liberare noi. E purtroppo neppure a ucciderci. Buona vita. Un sorriso fra le sbarre.

Carmelo Musumeci

Carcere di Padova

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