Maleficent

So chi sei…, una frase, poche note e potremmo essere in grado di continuare a cantarla immaginando le scene del capolavoro Disney La Bella Addormentata Nel Bosco, 1959. Dopo cinquantacinque anni dalla pellicola animata, torna nelle sale la storia più conosciuta delle principesse Disney. Ma se il pubblico si aspetta un remake che renda omaggio al cartone animato del caro Walt Disney, e se iltrailer in un certo senso gioca su questa piccola illusione narrativa, niente è come sembra.

L’unica vera protagonista del nuovo film di Robert Stromberg è lei, la cattiva delle cattive, il glamour dark disneyano e l’eleganza della signora di ogni male: Malefica. Maleficent è la nuova scommessa Disney, dopo la neo narrazione del fortunato Alice in Wonderland, 2010, dove ritroviamo una nuova avventura di Alice che fa ritorno nel Paese delle Meraviglie. Stessi personaggi ma nuovi eventi e intrecci.

Ad ogni modo, il pubblico pare apprezzare la nuova visione Disney diretta da Tim Burton, il quale era candidato alla regia anche per Maleficent, salvo poi scelta ricaduta su Stromberg, già noto supervisore di effetti visivi de I Pirati dei Caraibi – Ai Confini del Mondo, 2007, Master and Commander, 2003, scenografo di Avatar, 2009, Alice in Wonderland, 2010, e Il grande e potente Oz, 2013.

Per Maleficent, la differenza tra il film d’origine e la nuova storia della principessa Aurora (Elle Fanning) e del maleficio lanciato da una strepitosa Angelina Jolie,  va da ritrovarsi nel fatto che la Disney, soprattutto nelle ultime nuove fiabe (vedi Ribelle, 2012, Rapunzel, 2010), ha abbandonato l’immagine di principessa che ha bisogno di essere tratta in salvo dal principe azzurro. Ciò avviene perchè la società moderna vede la donna sempre più protagonista, indipendente, libera, necessariamente senza principe azzurro.

 Addirittura, se pensiamo che la protagonista di Ribelle, durante la gara fra i suoi pretendenti, vi partecipa, vincendo e chiedendo la mano di se stessa, vediamo quanto sia chiara e forte l’emancipazione sociale delle nuove donne Disney, pronte ad affrontare tutto, pur di non essere un trofeo da vincere. Questo ci ricorda moltoFantaghirò, 1991, personaggio agente che salva più volte il povero Romualdo (un Kim Rossi Stuart che seppur in pericolo non ha nulla da invidiare agli altri principi).

Maleficent è una nuova versione, quella che viene presentata come “vera”. Una fata della Brughiera dal cuore e ali spezzate da Re Stefano, ambizioso e senza alcun scrupolo. La vendetta di Malefica si compie il giorno del battesimo della piccola Aurora, figlia di Stefano, la quale – nonostante le precauzioni e i piani del padre – riesce a crescere seguita dalla fata nera, che mostra però un vero e proprio attaccamento materno.

Malefica, seppur pentita, non riesce a sciogliere il maleficio su Aurora, ma vi pone rimedio agendo a fin di bene nelle scelte che va ad affrontare. Un finale a sorpresa che sconfina dalla storia a lieto fine come la ricordiamo; il crollo del mito dell’amore a prima vista tra principe e principessa, dove la frase“Baciarla? Ma se la conosco appena!”, riesce a riportare ad una ricerca dei valori e della veridicità di una reale nascita dei sentimenti.

Anche se legati visceralmente al film animato del 1959, lo spettatore non fatica ad assorbireMaleficent come nuova fiaba. Seppure le citazioni siano numerose e le somiglianze tra la Jolie e la Malefica animata siano fedelissime, si assiste comunque a qualcosa di inedito, con una differente esposizione dei personaggi, ma pur sempre firmata Disney.

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About the Author: Ilenia Borgia