AmoreTraLeSbarre. Chiediamo il diritto all’affettività in carcere

Nel nostro paese dicono che la persona umana conserva pienamente anche nella condizione di detenzione il suo diritto inalienabile alla manifestazione della propria personalità nell’affettività. amorEppure io – condannato alla cosiddetta “Pena di Morte Viva” (L’ergastolo ostativo) – e la mia compagna, sono ventitré anni che sogniamo l’amore senza poterlo fare. Lei, anche dopo tanti anni, è ancora l’amore che avevo sempre atteso. Mi ricordo ancora le sue prime parole, i suoi primi sorrisi e i suoi primi baci. Da molti anni viviamo giorni smarriti, perduti e disperati. Da tanti anni lei ama e si fa amare da un uomo senza più speranza e futuro. Da ventitré anni il suo amore mi da vita di giorno e di notte. Eppure da molti anni i suoi sorrisi sanno di tristezza, delusione e malinconia perché da tanti anni le mie mani non la accarezzano. Da ventitré anni penso a lei in ogni battito del mio cuore. Da molti anni mi sta dando tanto ed io invece così poco, perché lei per me è il mare, il cielo, il sole e l’aria che respiro. Eppure da tanti anni ci abbracciamo, ci baciamo e ci amiamo solo con i nostri pensieri. In carcere gli affetti e le relazioni, il rapporto stesso di un individuo con le persone amate, con la propria vitalità e con i desideri, viene sepolto. Di fronte all’impossibilità di coltivare i sentimenti, se non in forme frammentarie ed episodiche (i colloqui, le lettere, le telefonate dalla sezione) spesso i detenuti e le detenute cancellano l’idea di potersi sentire ancora vivi e vive nel cuore. Il corpo viene abbandonato come un cadavere nel fiume, oppure, al contrario, imbalsamato nella cura ripetitiva degli esercizi in palestra, fino a raggiungere una forma perfetta quanto inservibile. Nelle carceri in Croazia sono consentiti colloqui non sorvegliati di quattro ore con il coniuge o il partner. In Germania alcuni Lander hanno predisposto piccoli appartamenti in cui i detenuti con lunghe pene possono incontrare i propri cari. In Olanda, Norvegia e Danimarca nelle carceri ci sono miniappartamenti nei quali si possono ricevere le visite. In Albania, una volta la settimana, sono previste visite non sorvegliate per i detenuticoniugati. In Québec, come nel resto del Canada, i detenuti incontrano leloro famiglie nella più completa intimità all’interno di prefabbricati. In Francia, come in Belgio, in Catalogna e Canton Ticino sono in corsosperimentazioni analoghe. La possibilità di coltivare i propri affetti è prevista anche in alcuni Paesi degli Stati Uniti. In Italia invece, fare l’amore con la donna che ami, non è consentito ai detenuti. Qualcuno può spiegarmi cosa c’è di rieducativo in tutto questo? E a chi giova il fatto che io non possa fare l’amore con la mia compagna? Chiedo che la politica si occupi di rendere l’Italia al passo coi tempi anche per quel che concerne i diritti di noi detenuti.

Carmelo Musumeci

Carcere di Padova

banner

Recommended For You

About the Author: Redazione ilMetropolitano