Intervista Rudy Rotta

Abbiamo raggiunto telefonicamente il noto artista blues Rudy Rotta, da poco tornato protagonista sulle scene con “The Beatles vs The Rolling Stones”, la sua nuova fatica in studio. Un disco coraggioso con il quale il suo autore ha voluto trasmettere il proprio amore e la propria “devozione” per le due storiche formazioni britanniche e al tempo stesso lanciare un guanto di sfida a tutte le tribute band, ree di essere troppo spesso fredde replicatrici, prive di quel tocco di originalità che ciascun artista dovrebbe possedere

A cura di Alessandro Bruttini

Rudy, come nasce il tuo amore per la musica? Da quando vivevo in Svizzera da ragazzino e ascoltavo The Shadows e subito dopo la famosa British Invasion che mi ha poi portato al blues delle origini.copertina

Sei una persona che crede nello studio dello strumento o ritieni che il concetto di buona musica sia piu’ vicino a chi suoni senza studiare e divora quintali di dischi? Non ho mai studiato, metto le mani sulla chitarra e le lascio andare, ho divorato e consumato quintali di dischi, da ormai molti anni quando prendo in mano la chitarra e’ perche’ desidero sfornare nuovi riff, nuovi brani.

 Si dice che ogni canzone sia un po’ come un figlio per un artista; i brani di “The Beatles vs The Rolling Stones” cosa sono per te ? Sono le canzoni che hanno accompagnato la mia infanzia e gioventù, sono quei brani che suonavo da ragazzino e quasi mai riuscivo a suonarli giusti anzi….. Oggi invece basta andare su internet e ti mostrano tutto, meglio forse il vecchio sistema con il sudore della fronte.

Spesso le persone accostano il tuo nome al Blues; se pero’ andiamo a vedere, tu nella tua carriera hai prodotto e suonato davvero di tutto. Come ti definiresti ? Io nasco con il beat, passo poi al rock, quello ovviamente intinto di blues, poi al blues ed infine a comporre la mia musica che credo contenga un pò tutto quello che ho ascoltato e suonato. Ma questo vale, credo, per tutti.

RudyQual’e’ la principale differenza che hai riscontrato tra il pubblico dei tuoi concerti in Italia rispetto a quello conosciuto all’estero? All’estero c’è più cultura, la gente va nei club oppure ai festivals con l’idea di ascoltare qualcosa che piacerà. Lo fanno con molto rispetto anche quando l’artista che suona non è conosciuto o molto conosciuto e a fine concerto comprano i cd e questa e’ la migliore promozione.

 Il mondo del music business si è evoluto alla velocità della luce e non sempre comporta aspetti piacevoli per un artista verace come te. Cosa ti fa impazzire del tuo lavoro e cos’è che invece non sopporti più di questo ambiente ? Spesso la musica viene cosiderata un lavoro e non una passione che ti possa permettere di vivere. La maggior parte dei musicisti è impegnata su vari fronti e non segue dunque i suoi gusti; ciò porta ad aver studiato rock, jazz…… per poi ritrovarsi a suonare con il fenomeno del momento uscito da qualche talent show.. Considero tutto questo una grave sconfitta che non permette soprattutto ai giovani di creare musica e presentarla sul palco davanti a 10, 100 o 1000 persone.

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