Questioni di Coaching: Byron Scott ai Lakers

NBA-Los-Angeles-Lakers-Byron-Scott-Press-ConfSi sa, le panchine NBA sono le più ambite per chiunque si affacci al mondo del coaching Staff americano. Un turbinio di movimenti quasi imprevedibili che ti possono portare da semplice Video Boy a coach Campione NBA (Vedi Erik Spoelstra).  Ultimamente nel valzer dei pini oltreoceano abbiamo assistito a continui “ritorni in patria” di molti ex giocatori che dopo aver chiuso la propria carriera ed iniziato quella di allenatore, sono stati assunti proprio da una delle squadre cui hanno militato. Vedi Patrick Ewing, assistente allenatore ai Magic, o Rasheed Wallace, stesso ruolo ma nei Pistons, fino al caso più eclatante rappresentato da Jason Kidd che si è preso carico dei Nets portandoli fino alla semifinale di conference (persa 4-1 contro gli Heat) negli ultimi Playoffs. Dopo il licenziamento di Mike D’Antoni dalla panchina dei Lakers, la squadra di proprietà della famiglia Buss, ha assunto una vecchia fiamma Giallo-Viola, tale Byron Scott. L’esperienza in panchina di Scott è innegabile: 2 finali NBA coi New Jersey Nets, nel 2002 e 2003, entrame perse contro i Lakers prima e gli Spurs poi, Coach dell’anno byron-scott-2008 da allenatore di New Orleans e due volte coach all’All Star Game nel 2002 e nel 2008. Ma il Palmares polposo è solo una parte di ciò che è Byron Scott come allenatore: Scott è un coach molto intelligente che predica difesa dura e intensa e corsa quando è possibile, altrimenti schemi rapidi ed intuitivi. Così faceva giocare quei Nets di Kidd e Martin delle due finali e così ha fatto giocare New Orleans di Chris Paul di stagioni da 50 vittorie e più.  L’ultima esperienza è datata un anno fa, come allenatore dei Cleveland Cavaliers ormai orfani di LeBron James. Più ombre che luci sulle rive del fiume Ohio, dato che non è riuscito ad arginare la dilagante marea di sconfitte durante il suo periodo di coaching (64 vittorie a fronte di 166 sconfitte nel triennio 2010-2013). Ma davanti a microfoni e telecamere, Scott è apparso molto sicuro di se, nonostante il momento oggettivamente NO dei Lakers: “E’ tutto fantastico – ha detto a KCBS-TV -, realizzo un sogno. Da quando ho iniziato ad allenare ho sempre sperato che un giorno avrei guidato i Lakers. Non mi sembra vero: devo ringraziare Mitch Kupchak, Jeanie e Jim Buss per l’opportunità che mi hanno dato”, sono state le parole dell’ex guardia dello Showtime ai tempi di Magic e Kareem. E proprio questi due hanno avuto l’onere e l’onore di presenziare alla conferenza stampa che lo presentava come nuovo coach giallo viola. La situazione, come detto, è particolarmente difficile ad El Segundo: doveva essere l’estate della riscossa, ma per ora è stata a dir poco frustrante. Le uniche due firme degne di nota sono state quelle di Carlos Boozer, che Chicago ha fatto di tutto per scaricarlo, rimpiazzandolo con Pau Gasol partente proprio da L.A., e quella di Jeremy Lin, che non ha più trovato spazio a Houston dopo l’esplosione di Patrick Beverley.  E’un vero peccato dato che al Draft sono andati via benissimo, ritrovandosi alla settima scelta assoluta un talento incredibile come Julius Randle proveniente da un College di gran prestigio e storia come Kentucky University.  Tutto sarà nuovamente sulle spalle di Bryant, volente o nolente, che ritornerà dal brutto infortunio che lo ha fermato, in pratica, per una stagione intera. Scott comunque è un coach esperto abituato ad affrontare sia i momenti di crisi che i momenti di ribalta e siamo sicuri che non si tirerà mai indietro.
Raffaele Camerini

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