Italia, Istat: crescita zero, ancora forte il pericolo recessione

 

Gli esponenti del Governo e della maggioranza parlamentare dicono una cosa, ma l’andamento dell’economia italiana puntualmente li smentisce. Un andamento lento, farraginoso che, non solo contraddice inequivocabilmente le aspettative politiche, ma che addirittura mette in evidenza un dato che ormai sembra una condanna per il nostro Paese: il pericolo della recessione non è stato ancora superato. Domani alle 11, dopo che l’Istat avrà diffuso i dati sul Prodotto Interno Lordo, ossia le variazioni del Pil nel secondo trimestre dell’anno, conosceremo la verità. In effetti, se dopo il -0,1% dei primi tre mesi arriverà un altro -0,1%, sarà recessione tecnica. Un dato, tuttavia, potrebbe essere già confermato, ovvero che le previsioni ipotizzate dall’Istat a fine giugno di un Pil oscillante tra -0,1% e +0,3 non saranno confermate. Il Paese, quindi, è fermo, con “buona” pace per per il i lavoratori italiani. Le misure di politica economica adottate dagli ultimi Governi (non eletti dal popolo, ricordiamolo) Monti, Letta e Renzi, non hanno prodotto e on produrranno i risultati promessi (e sperati). E non solo, a quei risultati non si avvinceranno neppure. Forse è proprio sulla base di queste considerazioni che il Governo, probabilmente per salvare il salvabile, ha deciso di rivedere l’intervallo di oscillazione del Pil tra -0,1 e +0,1%, Resta, inoltre, il nodo rappresentato dalle tasse che, come più volte sottolineato dal Metropolitano.it, condizionano drammaticamente la vita degli italiani ed influiscono irrimediabilmente sull’assetto socio-economico del nostro Paese. Nonostante ciò Renzi ha voluto subito chiarire che, anche nel caso infausto di una manovra economica correttiva, le tasse non saranno oggetto di interventi. Con “buona” pace per il popolo italiano. Ma i problemi per l’esecutivo e la maggioranza parlamentare non finiscono qui. Le questioni oggetto di discussioni sono ancora tutte irrisolte e generano problemi che si amplificano e moltiplicano ogni giorno. Confcommercio ha avuto modo di chiarire come l’effetto del bonus di 80 euro è addirittura quasi invisibile, giacché le vendite al dettaglio sono cresciute a giugno solo dello 0,1% su maggio. Se ricordiamo l’enfasi che si era creata attorno a quel provvedimento, possiamo dire che i risultati tradiscono di gran lunga le attese. Per non tacere, poi, delle pensioni, delle varie riforme tra cui quelle istituzionali, dell’intervento sui conti pubblici per il 2015, del debito pubblico e della legge di stabilità. Insomma la strada è ancora più che in salita. Probabilmente, per adesso, stiamo ancora aspettando di indossare l’attrezzatura per iniziare la scalata. E non è detto che sia facile. Non è escluso che serva l’aiuto di forti cani da traino, grossi mastini (politici, s’intende), diversi da quelli che ci ritroviamo adesso.

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About the Author: Luigi Iacopino