Iraq, massacrati più di 500 yazidi. Crisi politica a Baghdad.

Iraq isisSono almeno 500 gli yazidi giustiziati nei giorni scorsi dagli jihadisti dell’Isis a Sinjar, nel nord dell’Iraq, come riferisce l’agenzia ufficiale egiziana Mena, aggiungendo che molte delle vittime, incluse donne e bimbi potrebbero essere state addirittura sepolte vive e che quasi 300 donne sono state rapite per essere poi trasformate in schiave. Invece 20mila delle almeno 40mila persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti di Sinjar pare che sarebbero riuscite a fuggire, anche grazie al fatto che sabato i combattenti curdi avevano annunciato di aver aperto un primo corridoio come via di fuga. Ieri sera però a Baghdad aumenta la tensione politica: le forze di sicurezza hanno circondato la zona verde, il quartiere istituzionale di Baghdad, poco prima che il premier sciita Nuri Al Maliki annunciasse in tv di voler denunciare il presidente Fuad Masum per violazione della Costituzione.  Secondo Al Maliki il presidente Masum non gli avrebbe affidato per tempo l’incarico di formare il governo, nonostante le elezioni di aprile avessero visto trionfare il suo partito e così facendo Masum avrebbe anteposto le diatribe personali davanti agli interessi del Paese, violando la Costituzione. La mossa di Al Maliki non è piaciuta però agli Stati Uniti preoccupati che il caos interno al Paese non faccia che avvantaggiare i jihadisti dell’Isis, aumentandone il loro controllo sul territorio, difatti subito dopo il discorso tenuto da Al Maliki, Washington ha scaricato il suo ormai ex alleato e ribadito il pieno appoggio al presidente Masum, auspicando che “possa creare un consenso nazionale”.Dopo la conferma del massacro di 500 yazidi da parte degli jihadisti aumenta quindi anche la pressione internazionale per un nuovo esecutivo. L’inviato Onu a Baghdad, Nicolay Mladenov, ha messo in guardia le forze di sicurezza da interferenze nel processo politico-democratico del Paese, dicendo poi che Masum lascerà che il Parlamento nomini un primo ministro in grado di formare “un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società”, mentre su Al Maliki aumentano le pressioni perché si faccia da parte. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha detto a Radio Anch’io: “Stiamo valutando insieme ai principali partner europei forme più efficaci” per fermare lo Stato islamico. “Non si tratta di un intervento militare, ma di un sostegno, anche militare, al governo curdo”, precisa la ministra italiana. Intanto il Pentagono riferisce che aerei militari americani hanno paracadutato nuovi carichi di viveri per i civili perseguitati dai jihadisti nelle zone di montagna del nord dell’Iraq, consegnando 88 carichi di viveri destinati a fornire cibo e acqua per migliaia di iracheni bloccati sui monti Sinjar dai jihadisti dell’Isis, come afferma in una nota il comando americano per il Medio Oriente. Oggi in Iraq giunge anche un inviato di Papa Francesco, il quale ribadisce con forza: “Non si fa la guerra in nome di Dio. La politica ristabilisca il diritto” e noi tutti ci auguriamo che venga ristabilito una volta per tutte uno dei diritti inviolabili che è quello alla libertà di culto, evitando le persecuzioni che stanno sopportando i yazidi per essere seguaci di una religione pre-islamica.

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About the Author: Giulio Borbotti