Ci hanno fatto credere che…

10681555_10203766012344813_1519513297_n“Si dice che per rendere una bugia credibile occorra ripeterla talmente spesso e diffonderla il più ampiamente possibile al punto da farla diventare patrimonio acquisito della collettività!”. Comincia così il primo quaderno della serie de “Il grande imbroglio”, i quaderni realizzati dall’associazione Culturale Lista Scopelliti Presidente con l’intento di raccontare un diverso punto di vista delle vicende accadute in città negli ultimi anni e che l’hanno portata ad essere la Reggio di oggi, il punto di vista di chi ha vissuto da protagonista cercato di operare per il bene collettivo pur subendo le angherie di una classe politica, l’altra, quella avversaria, che non riuscendo a conquistare nulla attraverso i confronti elettorali, ha cercato di distruggere l'”avversario” con ogni mezzo possibile. Il primo argomento trattato, affrontato stamane in conferenza stampa da Oreste Romeo, Giuseppe Agliano, Enzo Cuzzola e Franco Germanò è quello del buco di bilancio, molte le voci che si sono rincorse sull’ammontare di esso: novecento milioni, settecento, trecento, fino ad arrivare alla certificazione dei commissari che sono subentrati a Palazzo San Giorgio di un disavanzo di soli 99 milioni di euro. Una bugia si sà, viaggia più veloce della verità e così con la complicità anche di testate nazionali importanti la convinzione di un buco che si aggira attorno ai 700 milioni diventa sempre più  avvalorata, ma un bilancio comunale è composto da debiti e crediti che, in un periodo in cui lo Stato taglia drasticamente le risorse, fanno fatica a quadrare per 180 comuni grandi e piccoli del territorio nazionale, non eravamo e non siamo i soli a subire i 17 miliardi di tagli in sei anni, ma a quanto pare siamo gli unici a subirne le conseguenze anche in tribunale. Dunque le “voci di corridoio” avevano fatto credere che il buco del comune di Reggio Calabria si aggirasse attorno a 700 milioni di euro, che chi ricopriva all’epoca ruoli amministrativi era stato artefice delle peggiori ruberie e che il disavanzo altro non era che il risultato di sprechi e sperperi di feste e festini…tutto ciò ad oggi è confutato da atti e dati alla mano di una classe dirigente che, dopo aver subito cerca il proprio riscatto morale per essere stata messa alla gogna mediatica e accusatoria di chi sul pulpito non aveva ragion d’esserci. Dissesto si, dissesto no, c’era chi lo implorava e chi lo spergiurava, nel frattempo il risultato è una città che nessuno sente propria, una città ridotta ai minimi termini, abbandonata al proprio destino che attende inerme, quasi indifferente qualcuno che possa risvegliare l’amor proprio e l’attaccamento ad essa, vedremo se il 26 ottobre le urne daranno una risposta valida a chi ancora ci spera, nel frattempo attendiamo gli altri capitoli.

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