Matteo Renzi, ennesimo proclama: “Mille giorni sono l’ultima chance per recuperare”

matteo-renzi-premier-2Per Matteo Renzi non è uno stratagemma per prendere di tempo, cosi come in tanti lo hanno considerato, è giudica addirittura grottesca e ridicola la presa di posizione di chi ha espresso un parere quanto meno scettico nei confronti dell’ennesimo proclama di colui che sarà ricordato come il (non eletto) Presidente del Consiglio più chiacchierone della storia repubblicana del nostro Paese. Ma, si sa, il leader del Pd è fatto cosi, rispettare le scadenza non è il suo forte. E pensare che, prima della sua controversa non-elezione – è bene sempre ricordarlo – muoveva di continuo aspre critiche nei confronti dell’immobilismo della classe politica italiana, la conseguente noncuranza che caratterizzava certe decisioni politiche ed, infine, il continuo disattendere le promesse fatte. Adesso, però, la situazione sembra ribaltarsi e l’ex Sindaco di Firenze, in perfetta conformità con gli atteggiamenti che ha sempre rimproverato, a prescindere che ci siano stati o meno, allunga sempre di più il brodo e, di posticipazione in posticipazione, è passato dai cento ai mille giorni. Sarà il “Premier delle posticipazioni”. Tutto perché si deve raggiungere l’obiettivo finale. Quale? È lui stesso a dirlo. “Il nostro obiettivo – chiarisce infatti – è quello di tornare a crescere partendo dagli occupati”, “abbiamo bisogno – prosegue – di reimpostare e rovesciare scommessa politica ed economica di questo Paese” . E cosi, nel suo intervento alla Camera, annuncia, cosi come aveva fatto in precedenza per altri proclami, che “mille giorni sono l’ultima chance per recuperare il tempo perduto, il cartellone di recupero dopo aver perso tanto tempo”. Ma non gli basta e, come è nel suo stile, va oltre. Prima sostiene che, nonostante la crisi dell’eurozona, l’Italia in qualche modo tiene, poi rincara la dose sull’importanza delle riforme per imboccare il tanto agognato percorso di cambiamento che dovrà condurci a superare la crisi economica. In merito al primo punto, ci si deve augurare che il Premier non creda davvero a quello che ha detto. Forse, prede dell’ubriacatura dovuta al discorso alla Camera, per Matteo Renzi, crisi, deflazione, disoccupazione, stagnazione, sono sintomi di un’Italia che tiene. Ma ciò che conta adesso è indicare qual è l’approdo al quale si vuole arrivare perché, come ha avuto modo di sottolineare, “se perdiamo noi non perde il governo, perde l’Italia”, un Italia che deve restare in piedi e, per farlo, la prosposta è quella di “utilizzare come scadenza della legislatura quella naturale, sapendo che è possibilità delle Camere negare in ogni momento la fiducia al governo”. Scadenza naturale? L’espressione non è delle più felici, perché Renzi – nolente o volente – non è stato eletto da nessuno.

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About the Author: Luigi Iacopino