Un nuovo presidente per l’Afghanistan: una buona notizia per l’America

Si è finalmente riusciti a stabilire un accordo in Afghanistan, dopo cinque mesi di stallo, tra due dei candidati presidenti che si erano affrontati alle ultime elezioni presidenziali ldelo scorso 5 aprile. Abdullah Abdullah ha detto di avere accettato la proposta di formare un governo di unità nazionale con Ashraf Ghani: il primo ricoprirà una carica influente all’interno del governo, il secondo, detentore di più voti, è diventato il nuovo presidente. L’accordo è stato firmato questa mattina al palazzo presidenziale di Kabul e  nel pomeriggio anche la commissione elettorale afghana ha dichiarato Ghani nuovo presidente del Paese.

 L’accordo prevede la creazione dell’incarico di “chief executive”, che sarà a capo di una specie di Consiglio dei ministri che includerà anche due vice e una serie di ministri: «Il Consiglio dei ministri sarà responsabile dell’implementazione delle decisioni del governo». dice l’accordo. Abdullah aveva vinto al primo turno delle presidenziali, invece nel secondo turno Ghani avrebbe ottenuto molti più voti del suo avversario: motivo per cui questa instabilità elettorale aveva provocato negli ultimi mesi grandi tensioni, alimentate anche da una serie di accuse reciproche di brogli e scorrettezze. Ghani è anche però considerato il candidato più vicino agli Stati Uniti, infatti avrebbe assicurato di voler firmare un accordo di sicurezza bilaterale con gli Stati Uniti, che permetterà ad alcune truppe americane di rimanere in territorio afghano anche dopo il dicembre 2014, data fissata dall’amministrazione di Obama per il completo ritiro dall’Afghanistan. 

Gli Stati Uniti sono inoltre stati coinvolti direttamente nei colloqui tra i due candidati durante gli ultimi cinque mesi di mediazioni per trovare una soluzione che portasse ad una transizione democratica di potere, una condizione imposta dai finanziatori del governo afghano, sia americani che non, per continuare a tenere in piedi gli estesi programmi di aiuti al paese. 

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About the Author: Giulio Borbotti