L’Eurozona è a un bivio

itaòia vs europaSuperato lo scoglio rappresentato dalla direzione del Pd che ha chiuso, almeno apparentemente, la questione dell’articolo 18 con l’approvazione della mozione del Segretario, nonché premier, Matteo Renzi, l’atmosfera di tensione e caos che da troppi mesi – per non dire anni – caratterizza il panorama politico-istituzionale italiano sembra tutt’altro che superata. A riaccendere la miccia, solo temporaneamente spenta, della riforma del lavoro ci pensa nello spazio di poche ore niente meno che Forza Italia. Renato Brunetta, infatti, preoccupato da possibili marce indietro da parte del Presidente del Consiglio, secondo lui interessato a tenere insieme il suo partito, minaccia un eventuale voto contrario di Forza Italia che, tuttavia, rimane favorevole al superamento dell’articolo 18.

Alle parole, pungenti e probabilmente faziose, del capogruppo alla Camera del partito di Silvio Berlusconi, seguono quelle di Pierluigi Bersani, il maggior rappresentante della minoranza pd, secondo il quale Matteo Renzi litigherebbe con tutti, dai suoi avversari politici interni al centro sinistra fino ai magistrati, passando dai sindacati, ma mai con la destra. Per l’x segretario del partito nato dall’unione dei Ds e della Margherita, che evidenzia come la minoranza del pd non sia una mera organizzazione ma un insieme di opinioni e sensibilità, questo, infatti, sarebbe un fatto alquanto curioso ma anche ingiusto.

Tuttavia non è solo questo a provocare tensione all’interno della già precaria e confusa classe politica italiana. A tenere alto il livello di allarme ci pensa, da Berlino, persino la cancelliera Angela Merkel che, riproponendo per l’ennesima volta la filastrocca dei compiti a casa, necessari, a suo dire, a superare la crisi dell’eurozona che tutto è tranne che alle nostre spalle, sottolinea come le finanze devono essere solide al fine di favorire una crescita sostenibile. Gli fa eco il nostro Capo dello Stato, da Napoli dove ha incontrato il consiglio direttivo della Bce e i governatori delle banche centrali della zona Euro. Per re Giorgio Napolitano, infatti, “l’Italia supererà le proprie debolezze strutturali, a cominciare dal così elevato debito pubblico”. “La sfida numero uno – ha chiarito il Presidente – è quella di aprire un nuovo sentiero di forte e sostenibile crescita in Europa”.

In Europa, però, non tutti sono d’accordo con le politiche economico-finanziarie adottate. Persino in Francia si stanno levando forti voci fuori dal coro, anche all’interno dell’attuale governo, nei confronti delle politiche di austerità, prova ne è il fatto che la manovra di bilancio presentata dal Ministro delle Finanze, secondo quanto emerso, prevede un deficit che supererà la soglia del 3% a causa delle circostanze economiche. Anche in Italia, qualche mese fa, si era sentito e letto qualcosa di analogo da parte di molti componenti dell’attuale esecutivo e della maggioranza che lo sorregge ma, in ultima istanza, tutto si è risolto con la conferma di Padoan del rispetto del fondamentale vincolo dell’Europa, nonostante le condizioni economiche.

Punti di vista diversi evidentemente. Anche se lo stesso Padoan, non più tardi di qualche ora fa, contorcendosi atleticamente su se stesso ed ammettendo che “in termini cumulati la caduta del Pil in Italia è superiore rispetto a quella verificatasi durante la Grande depressione del ’29”, è riuscito ad affermare che la futura legge di stabilità dovrà essere orientata alla crescita, sulla base dei margini di flessibilità già contenuti nelle regole Ue. Ah si, ci sarebbero margini di flessibilità? La notizia ci sorprende. E come mai verrebbero fuori solo adesso, benché, tra l’altro, l’Italia non abbia ancora fatto nemmeno uno dei tanto osannati compiti a casa? Ma c’è dell’altro. Secondo quanto si apprende dalla nota di aggiornamento al Def, Padoan è riuscito anche a promettere meno tasse per il 2015 e una imponente rivisitazione degli ammortizzatori sociali, a cui associare, oltre ai tagli alla spesa pubblica, un insieme di interventi per rilanciare investimenti ed occupazione, sebbene si apprenda che il pareggio di bilancio slitta comunque al 2017.

Resta, tuttavia, un dato ormai non più sottovalutabile: anche secondo il Ministro delle Finanze italiano l’area dell’euro è a un bivio.

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About the Author: Luigi Iacopino