Renzi: il vincolo del 3% è antiquato, ma va rispettato

Matteo Renzi inaugura la 78° Fiera del Levante a Bari04\10\2014 – Le dichiarazioni di Renzi e Padoan degli ultimi giorni hanno provocato, com’era prevedibile, un susseguirsi di commenti e valutazioni di ogni tipo. Non v’è dubbio che la perplessità maggiore nasce dall’ambiguità che ha caratterizzato la posizione assunta del premier in merito al vincolo del 3%. In un primo momento, l’attuale leader del Pd ha dichiarato che l’Italia sta con la Francia che, come abbiamo avuto modo di mettere in evidenza in un articolo precedente, ha annunciato una manovra di bilancio che prevede un deficit che supererà la soglia del 3% a causa delle circostanze economiche, cogliendo pertanto l’occasione per ribadire che le regole europee vanno cambiate con una certa urgenza, mentre, in un secondo momento, contraddicendosi, ha dovuto ammettere che quel vincolo noi dobbiamo comunque rispettarlo. Concetto ampiamente ribadito ieri a Ferrara dove il Presidente del Consiglio è stato duramente contestato attraverso striscioni, grida e lancio di uova.  Il parametro del 3% – ha, infatti, chiarito – risale al 1992, ad un mondo che era effettivamente diverso, risulta quindi antiquato ma deve essere rispettato per una questione di credibilità.

Ma siamo sicuri che sia solo una questione di credibilità? Fino a qualche mese fa non solo si paventava l’ipotesi di proporre una variazione ma anche quella eventuale di non rispettarlo affatto, se le circostanze non fossero cambiate. Non sarà forse che si sono fatte sentire le pressioni non solo della Germania ma anche della finanza speculativa e dei mercati in generale? Il Segretario del Pd assicura, inoltre, un abbassamento della pressione fiscale, anche se ancora non si riesce a capire bene come e quando questo si verificherà. Il pensiero è stato ribadito con risolutezza anche da Padoan che, tuttavia, ha timidamente rivendicato che l’Italia non fa le riforme per esaudire la volontà della Germania, ma per superare problemi antichi, nonché la riduzione della competitività che risale a 20 anni fa e la stagnazione duratura e persistente.

sindacatiRenzi ha avuto modo, altresì, di tornare anche sulla riforma del lavoro per riprendere alcuni punti già ampiamente recitati nel corso dell ultime settimane. Ha escluso l’ipotesi di larghe intese con Forza Italia anche a seguito dell’eventuale voto favorevole sulla riforma del lavoro e ha rinnovato l’invito ai sindacati di cambiare, in modo analogo a quanto si sta cercando di fare, dal suo discutibile punto di vista, con la classe politica. Discutibile perché, in primo luogo, in quanto a retorica, luoghi comuni e slogan non sembra ci sia nulla di diverso rispetto al passato. “Non è pensabile che il sindacato non abbia avuto colpe in questi anni: c’è la responsabilità di non aver capito che la realtà sta cambiando”, ha detto l’ex sindaco di Firenze, che ha anche annunciato l’invito ad incontrali martedì prossimo per un confronto, innanzitutto, su due temi importanti, ovvero la rappresentanza sindacale e i contratti legati al territorio.

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About the Author: Luigi Iacopino