di Fabrizio Pace – Dal giorno dell’esito del voto si susseguono comunicati che esprimono l’analisi della volontà popolare. Ormai siamo diventati anche un popolo di politici oltre che di allenatori sportivi. Quanto meno un passo avanti pare lo si sia fatto, ci si occupa e ci si preoccupa della cosa pubblica. Forse scrivendo per ultimi potremmo essere ripetitivi ma l’esperienza sportiva ci ha insegnato che nel parlare “a caldo” si dicono tante cose che a mente fredda poi non si direbbero e quindi, a 3 giorni dallo spoglio, ci sembra opportuno proporre la nostra disamina. Reggio Calabria ha scelto Giuseppe Falcomatà, e lo ha fatto portando al voto il 65,01% della popolazione, un calo del 10% circa dalle scorse amministrative quando si recò alle urne il 74,97% degli aventi diritto. I voti raccolti dall’esponente del centro sinistra reggino sono 58.171, pari al 61% . Ricordiamo che si poteva esprimere la doppia preferenza (uomo\donna) e il voto disgiunto. Una vittoria netta della quale anche i suoi fedelissimi, intervistati già poche ore prima dell’inizio dello spoglio, erano certi, in barba alle più diffuse “regole scaramantiche”, probabilmente frutto di una lunga e sapiente campagna elettorale iniziata con le primarie che, anche a detta degli intervistati, avvantaggiava Falcomatà. Creata anche una sapiente sfilza di liste, che ha portato alla causa un’infinità di voti. Non ultimo l’attuale degrado urbano e sub urbano in cui versa Reggio Calabria, dal giorno del suo commissariamento, peggiorato a vista d’occhio. Il reggino ha voluto dare un taglio netto, uscire da questa spirale che ne ha scalfito l’amore verso la città e “strizzato” le tasche. Inevitabilmente le responsabilità dello sfacelo che si “ammirava” per le strade della città è ricaduto sulle spalle della classe dirigente di centrodestra che sedeva a Palazzo San Giorgio prima del commissariamento. I cittadini ridotti ai minimi termini (molti hanno perso il lavoro o l’attività che svolgevano) e costretti a pagare tasse locali elevatissime non hanno più prestato attenzione alla vicenda commissariamento che ha visto molte delle motivazioni risultare errate. Così assuefatti a quello che avevano raccontato e così giustamente disgustati da “quella verità”, qualsiasi cosa, qualsiasi smentita a nulla è valsa (molti non si sono nemmeno accorti che la maggior parte dei tributi li ha elevati lo Stato e non il Comune). Falcomatà (o chi per lui, il suo “staff”) è stato abilmente attento a sfruttare nel migliore dei modi una situazione che gli forniva una partenza in discesa. Un’accurata riflessione merita la discesa in campo del dott. Lucio Dattola, il quale ha messo in atto tutta una serie di strategie che, nonostante la sua campagna elettorale sia iniziata molto in ritardo, gli ha fatto ottenere 26.070 voti equivalenti al 27,34 % del paniere elettorale considerato. Avrebbe potuto ottenere di più? Probabilmente sì, onestamente l’unica recriminazione è quella che i vertici locali di Forza Italia non si sono battuti come avrebbero dovuto al suo fianco. Il secondo partito nazionale ha avuto 7.838 voti, sicuramente non tutti i suoi elettori locali si sono presentati alle urne oppure molti di loro hanno preferito un altro sindaco. Tale situazione ha penalizzato Lucio Dattola che onorevolmente ci ha messo la faccia pur sapendo di partire notevolmente svantaggiato, ma sperando in un aiuto più consistente da parte degli uomini più rappresentativi. Sintomi che in Forza Italia, qui da noi, qualcosa già da tempo non va per il verso giusto. Per gli uomini di Berlusconi dovrebbe essere mortificante che la lista civica Reggio Futura, che fa capo direttamente all’ex-governatore Giuseppe Scopelliti, forse la più azzoppata in questa tornata elettorale (data anche l’uscita delle motivazioni della condanna di primo grado al suo leader il giorno prima del silenzio elettorale) sia invece la prima lista cittadina con 8.821, presentando numeri che in realtà la fanno apparire un partito politico. E’ questa l’unica nota positiva della destra reggina, è questo il movimento attorno al quale si devono ricompattare per poter in qualche modo opporsi o perché no collaborare in maniera proficua con lo strapotere dimostrato da PD. Un cenno a parte meritano coloro che si sono voluti candidare a sindaco ottenendo nemmeno la possibilità di avere un posto in consiglio comunale, sottovalutazione della situazione o sopravvalutazione del proprio consenso? La più grande delusione forse il M5 Stelle che ha preso un deprimente 2,5% , dove sono tutti i suoi elettori? Già il consenso era andato scemando alle europee ma si era detto che non erano elezioni sentite dai cittadini in quanto non c’era un candidato reggino… Il loro candidato, Vincenzo Giordano, ha ottenuto 2381 voti, alle comunali è stato abbandonato dalla base, parte della quale (in base ai numeri) forse con ideali di sinistra gli ha preferito il giovane Falcomatà. Un’affermazione dei grillini avrebbe portato i candidati al ballottaggio, che era quello che la maggior parte dei reggini si attendeva. Auguri e buon lavoro quindi al neo eletto primo cittadino, che possa dimostrare quanto si attendono i reggini da lui, coloro che lo hanno votato. Da oggi è però il sindaco di tutti, anche di quelli che non gli hanno accordato la fiducia. Questa è la democrazia…
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About the Author: Fabrizio Pace
Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.