Centrodestra: s’indebolisce il patto del Nazareno. Ma anche il futuro politico…

Più passa il tempo, più si capisce che i rapporti tra Forza Italia e il Partito democratico e, quindi, tra Berlusconi e Renzi, stiano progressivamente peggiorando. Qualche settimana fa, il Premier disse che il Patto del Nazareno stava già scricchiolando, adesso la situazione sembra aver preso la strada, probabilmente inevitabile, della lenta e difficile divisione. I risultati, seppur parziali, che stanno venendo fuori dalle elezioni regionali in Calabria e in Emilia Romagna sono destinati ad incidere notevolmente sui già precari equilibri politici nazionali. Le differenza, in termini di consenso e voti, tra il maggior partito del centrosinistra italiano e il maggior partito del centrodestra, quindi Pd e Fi, stanno assumendo proporzioni considerevoli. Se, al momento, in Calabria il distacco è più contenuto (poco più di 10 punti percentuali), in Emilia non c’è storia (oltre 30 punti percentuali) e, se non fosse per la Lega di Salvini, per il centrodestra la disfatta sarebbe ancora più perentoria. Difficile pensare che questi dati, considerati dall’ex sindaco di Firenze come una vittoria per 2 a 0, nonostante l’altissima astensione, non incidano sui rapporti di forza per l’immediato futuro, perché quello che traspare è che il peso politico del centrosinistra sia aumentato e sia diventato più consistente. Chiaramente, non c’è dubbio che l’alternativa sia stata ben poca cosa e, quindi, verrebbe da dire che la sconfitta sia maturata in un contesto privo di un reale avversario, giacché il centrodestra appare come una sorta di animale ferito che non è in grado di salvarsi, come quasi non più in grado di essere salvato, secondo qualcuno, appaia lo stesso patto del nazareno. Da Forza Italia si denuncia la minaccia, proveniente dalla controparte, dell’utilizzo dell’arma della prova di forza parlamentare per sancire una modifica dei contenuti, in luogo dell’accordo reciproco. Sul sito “ilmattinale.it”, proprio in riferimento al patto in questione, si legge che “le minacce di fare da soli, non rompono un patto privato, ma sono un pugno in faccia alla democrazia, usando per cambiare le regole il Parlamento che massimamente le ha tradite nel suo stesso costituirsi”.  Qualcosa, quindi, sta cambiando. Se all’inizio “i due partner si riconoscevano identici quanto a dignità e forza contrattuale e garantivano in tal modo un’ampia maggioranza nelle due Camere e nel Paese”, adesso le carte in tavola sono cambiate e sono cambiati anche i rapporti tra la parti. E come potrebbe essere diversamente, verrebbe da chiedersi. Con simili distacchi, venutisi a creare tra centrodestra e centrosinistra, probabilmente è anche normale che l’attuale (sebbene non) eletto Presidente del Consiglio abbia pensato che sia giunto il momento di affrancarsi e di procedere da soli. Resta un dato di fondo, ovvero il futuro di una prospettiva alternativa al momento piuttosto incerto. Fa, infatti, sorridere quanto si legge, sempre sul suddetto sito, in merito ad ipotetiche future elezioni: “è allora? Non abbiamo paura del voto. Neanche un pò”. È invece, dati i risultati disastrosi, farebbero bene ad avercene. E farebbero bene anche a capire che le recenti aperture sui temi etici, cosi come la continua campagna anti-tasse, nonché i diversi appelli di Silvio Berlusconi, non hanno sortito alcuni effetto positivo. In poche parole, serve ben altro se si intende davvero trovare una soluzione non solo di buon senso alla “questione della squalificata consistenza democratica del Parlamento”, ma anche rispetto alla future azione ed agibilità politiche.

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About the Author: Luigi Iacopino