M5S, Grillo: “sono stanchino”. Nominato un direttorio di 5 parlamentari.

Qualcosa sta cambiando all’interno del variegato mondo grillino. E non è detto che questo cambiamento (o questi cambiamenti) non produca (o non producano) conseguenze anche negative. La base del Movimento cinque stelle è, infatti, in forte fermento e gli avvenimenti degli ultimi giorni non hanno fatto altro che aggravare i malumori e palesare – sebbene non ve ne fosse bisogno – le contraddizioni interne ai fedeli, e meno fedeli, seguaci di Beppe Grillo. Questa volta, tuttavia, anche il leader sembra aver risentito della situazione, tanto da essere giunto al punto di essersi dichiarato “stanchino” e, di conseguenza, a proporre una direttorio composto da cinque parlamentari. In molti hanno ritenuto che questa sia una vera e propria rivoluzioni, peraltro inattesa sebbene gradita, che rafforzerà ulteriormente la democrazia interna al movimento, concentrando maggiormente le responsabilità, anche gestionali, oltre che politiche, direttamente sui deputati e senatori grillini.

Certo, ancora si è ben lontani dal mutamento di immagine di un movimento tutto concentrato attorno al proprio fondatore, e qualche dubbio resta. Innanzitutto, v’è da considerare che è, ormai, da qualche mese che la presenza di Beppe Grillo, non solo sul territorio ma anche e soprattutto in rete, si è ridotta drasticamente, tanto è vero che qualcuno lo ha pesino accusato di aver abbandonato gli iscritti del movimento in due momenti politici fondamentali, ovvero le elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna, che, infatti, hanno fatto registrare la pesante assenza del leader. Ma a cosa sia dovuta questa assenza, è una domanda che può avere più di una risposta. La stanchezza è solo una tra quelle possibili.

cinque stelleIn tanti, in effetti, hanno notato la notevole perdita di consensi del Movimento che non è riuscito a trasformare il voto di protesta in voto di proposta, mettendo in evidenza lacune programmatiche e progettuali, oltre che comunicative, non di scarsa importanza. È pur vero che il voto “locale” ha un sapore diverso da quello nazionale, ma non c’è dubbio che la presenza ingombrante di Matteo Renzi e dei (finti) rottamatori, che hanno saputo ammaliare il popolo a suon di slogan e di 80 euro, da un lato, e l’avanzata coraggiosa della Lega di Salvini, dall’altro, abbiano fortemente intaccato la base elettorale del movimento che, dal canto suo, ha messo in evidenza una staticità impensabile. Eppure erano tanti i temi sui quali era possibile tentare più di un affondo. La paura di perdere consensi, unita alla consapevolezza delle presenza di situazioni di non facile gestione, potrebbe essere un’altra motivazione alla quale ricondurre la scelta del comico genovese. Da non sottovalutare poi una terza prospettiva, ovvero quella secondo la quale Grillo avrebbe capito che più di quello che è riuscito a mettere su non si potrebbe fare, non restando altro al Movimento cinque stelle che cercare percorsi alternativi, magari ipotizzando la costruzione di alleanze o coalizioni.

Anche se all’orizzonte si sta palesando sempre più l’ipotesi della scissione, non solo a causa delle due recenti espulsione, ma anche perché non a tutti è andata giù l’ipotesi di un direttorio composto dai cinque proposti da Grillo: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia. Alle consultazioni online hanno preso parte 37.127 iscritti certificati. I si sono stati 34.050 voti, pari al 91,7%, mentre i no 3.077, pari all’8,3%. Non tutti, comunque, sono stati d’accordo. C’è chi ha considerato la scelta come un chiaro esempio di democrazia rivoluzionaria e c’è chi è stato duramente critico, considerando quanto si è verificato come il primo passo verso la costituzione di un partito. La stragrande maggioranza, tuttavia, sta con Grillo.

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About the Author: Luigi Iacopino