Gioia Tauro: il porto delle polemiche (infinite) e delle prospettive (tradite)

gioia_tauro_porto_web-400x300La complessa vicenda che ruota attorno al porto di Gioia Tauro è una delle tante questioni irrisolte della Calabria, una di quelle che mette in evidenza le lacune di ampia parte di una classe politica – sia locale che nazionale – che, mascherandosi dietro parole, discorsi ed espressioni ad effetto, come tavoli tecnici, interventi speciali, piani economici, tutela e promozione del territorio, non è mai stata in grado, negli ultimi quarantanni, di costruire una rete produttiva socialmente ed economicamente stabile, né di rafforzare, in modo compiuto, quello che di buono già c’era. L’ultimo Presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, trovandosi forzosamente nella condizione di dover appianare i risultati negativi della precedente giunta, è stato costretto a mettere nel cassetto buona parte delle prospettive individuate.

Strategicamente parlando, dovendo avere l’Italia una chiara e determinata vocazione mediterranea, il porto di Gioia Tauro, proprio in considerazione della sua privilegiata posizione geografica, avrebbe dovuto essere concretamente un punto di riferimento, economico e politico, strategico fondamentale per il nostro Paese. Ed in effetti, questa valutazione viene fatta in ogni circostanza utile. Non è stato da meno neppure il neo Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che, in occasione della venuta di Matteo Renzi a Reggio Calabria, ha avuto modo di chiarire al Presidente del Consiglio che l’obiettivo è quello di promuovere, dalla Calabria, relazioni e scambi che determinino opportunità a favore del sistema socio-economico calabrese e, quindi, relazioni economiche, commerciali e culturali non solo col resto d’Europa, ma anche e soprattutto con i Paesi del Mediterraneo. Proprio in quest’ottica, secondo Oliverio, è da capire e sfruttare la posizione del porto di Gioa Tauro, inteso come risorsa per l’Italia e l’Europa.mediterraneo

Al di là della demagogia e della (solita) retorica propagandistica, ad oggi, ciò che resta di importante è solo il disegno di legge per l’istituzione della Zona Economica Speciale (ZES). Lo ha ricordato in questi giorni anche il senatore Antonio Caridi del Nuovo centro destra, commentando negativamente l’istituzione di un tavolo – l’ennesimo – sul piccolo comune in provincia di Reggio Calabria da parte del Ministro degli Affari Regionali, le Autonomie e lo Sport, Maria Carmela Lanzetta. Il parlamentare reggino ha chiesto che l’iter di quel disegno di legge venga accelerato, dato che Lanzetta, essendo un ministro, fa parte del Governo. Bisognerebbe, tuttavia, ricordare a Caridi che l’attuale esecutivo annovera al proprio interno anche esponenti del suo partito, come Angelino Alfano (Interno) e Maurizio Lupi (Infrastrutture e Trasporti) e Beatrice Lorenzin (Salute).

Sulla base di ciò, valutazioni generali a parte, la convinzione è che la situazione che vede al centro di una vicenda intricata quello che dovrebbe essere uno dei porti più importanti al mondo, non solo sia ben lungi dall’essere risorta ma anche ben distante da ogni radicale cambio di rotta. Altro non è, almeno per il momento, che l’ennesimo triste strumento politico da giocarsi come jolly quando la partita elettorale lo richiede. Ma l’Italia di casi come questo ne è odiosamente piena.

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About the Author: Luigi Iacopino