Renzi, Ankara: voto in commissione incidente di percorso. Si a Turchia in Ue

A mente fredda, i toni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sembrano attenuarsi. Il voto in commissione che non più tardi di due giorni fa, stabilendo l’abolizione dei sentori a vita  per il futuro, ha fatto infuriare parecchio la compagine governativa, assume quasi un sapore diverso, nonostante sia riuscito, in un colpo solo, da un lato, a mettere (ancora) in evidenza le tensioni in casa democratica,dall’altro, a crear un fronte anti-Renzi, che comprende Lega e M5s, nonostante questi due partiti, attraverso i loro leader, in questi giorni non se le sono di certo mandate a dire. Il premier, abbassando il mirino, ha parlato della duplice forma di incidente di percorso che dovrà, certamente, essere riparato, e di di segnale politico che dovrà essere ridiscusso. Questo, in grandi linee, è stato il concetto espresso del Premier in conferenza Stampa nella capitale della Turchia, Ankara.

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Ma in questa occasione l’ex sindaco di Firenze ha avuto modo di toccare un altro argomento molto spinoso e controverso, ovvero la possibilità che la Turchia possa aderire all’Unione Europea. Argomento, questo, molto delicato, soprattutto sotto i profili culturale, sociale ed anche religioso (in quanto la Turchia potrebbe essere il primo paese a maggioranza mussulmana che aderirebbe all’Ue). Ma Matteo Renzi ci tiene ad essere chiaro e precisa che questa importante questione sarà ampiamente affrontata dal nostro Paese – come anche il possibile allargamento ad alcuni paesi baltici – il prossimo 13 gennaio, ovvero quando sarà pronunziato del discorso conclusivo del semestre italiano di Presidenza dell’Ue. Insomma, secondo Renzi, si dovrà passare dalla collaborazione tra Italia e Turchia all’inclusione della Turchia stessa direttamente all’interno del contesto Europeo, benché – è doveroso ricordarlo – l’Ipotesi non trova d’accordo la maggioranza dell’opinione pubblica europea.

Che si tratti dell’ennesima trovata pubblicitaria del “sindaco d’Italia” per assistere e promuovere il lavoro delle oltre 1000 aziende italiane che operano in Turchia e per favorire forme di investimento per il futuro? L’ipotesi non è da scartare.

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About the Author: Luigi Iacopino