Triennio 2016-2018, rischio stangata fiscale da 72 miliardi di euro

frettaIl Premier giura: nel 2015 è in programma la più grande riduzione della pressione fiscale degli ultimi decenni. I dati, però, lo smentiscono. E il popolo – quello che lui ama tanto ammaliare con spot pubblicitari mascherati da messaggi politici programmatici – ancora non è riuscito ad avvertire sulla propria pelle la sensazione rassicurante di chi ha la certezza che quest’anno avrà più soldi in tasta. I famosi 80 euro (per chi li ha visti e li vedrà), il bonus bebè (per chi lo ha visto e lo vedrà), il taglio dell’Irap, la riforma del lavoro e la manovra economica, secondo le stime dell’esecutivo, dovrebbero determinare un riduzione del carico tributario pari almeno a 18 miliardi di euro.

Realtà diversa

logo-confcommercioIl problema è che – stime governative a parte, puntualmente smentite dai dati delle indagine economiche dei mesi trascorsi – ancora una volta gli italiani dovranno fare i conti con una realtà ben diversa da quella divulgata dagli organi del governo “democratico” che di democratico ha davvero ben poco. A sbugiardare la propaganda di regime ci ha pensato uno studio di Confcommercio-Cer che dipinge un orizzonte non proprio felice per tutti noi, cittadini italiani. Secondo quanto emerso, “sui contribuenti italiani pesa il rischio di una stangata fiscale da 72 miliardi di euro nel triennio (2016-2018) se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità”.

mercatoimmobiliareLo studio

Lo studio ha come oggetto pressione fiscale e spesa pubblica e rivela, innanzitutto, che “le tasse sugli immobili sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni: tra il 2011 e il 2014 gli italiani hanno pagato 31,88 miliardi di tasse sugli immobili (+115,4%)”. Ma quel che è peggio è che “la cifra non è destinata a scendere nel 2015”.

Tasse locali: “grande mannaia”

Ma c’è un altro ambito – ampiamente dibattuto – che riguarda le tasse locali. Queste sono addirittura più che raddoppiate in 10 anni, passando dal 2,9% del Pil al 6,5% (+3,6%). Il quadro allarmante fa sì che “ogni famiglia italiana spende 4.200 euro per tasse locali”, circostanza, questa, connessa ad un aumento vertiginoso del prelievo fiscale, passato dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014. “Una crescita – ha spiegato Marino Bella, il direttore dell’ Ufficio studi – dovuta al taglio dei trasferimenti e cui non ha corrisposto una analoga riduzione dell pressione dal centro. Con la conseguenza di aumentare la pressione fiscale complessiva”.

I rincari

soldiTutto questo, ovviamente non poteva bastare, Adusbef e Federconsumatori – come si potrà ricordare – non più tardi di dicembre 2014, avevano precisato che, non essendo stati sufficienti i rincari del 2014, nel 2015 ce ne saranno altri, tra prezzi e tariffe (tra cui autostrade, rc auto e acqua), per un totale di 677 euro. Rincari che – fu chiarito all’epoca – si verificheranno nonostante il calo del prezzo del petrolio. Oggi possiamo soltanto appellarci alla debolezza dell’euro che, assieme, al calo del petrolio, potrebbe favorire condizioni di ripresa diverse. Ma – è bene chiarirlo nuovamente – si tratta di fattori del tutto estranei alle politiche nazionali.

Fino a quando potremo aggrapparci a quella che, tutto sommato, appare ai nostri occhi soltanto come una circostanza di fortuna?

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About the Author: Luigi Iacopino