Reggio, il Parco della Mondialità: “sede di un ideale, CERCA CIO’ CHE VALE, l’amore universale”

parcoRC3Con l’arrivo della primavera e delle temperature più calde si inizia a pensare sempre più spesso a gite fuori porta immersi nel verde e nella quiete della natura. Ma non sempre è possibile spostarsi fuori città, sia per impegni lavorativi o, come succede sempre più spesso, per problemi economici. E’ così che per molti diventano importanti i parchi urbani e le zone verdi che vengono create all’interno delle città, dove poter passare qualche ora, o addirittura un’intera giornata, lontani dal frastuono cittadino. Un luogo dove portare i bambini a giocare e socializzare tra loro, dove, seduti su una panchina all’ombra di un albero, poter leggere un libro, chiacchierare con gli amici, interagire con persone nuove. A Reggio Calabria ne possiamo trovare diverse di aree così. Tra queste figura un parco assai singolare, di notevole interesse sia culturale che religioso, costruito utilizzando i materiali più variegati recuperati da aree in demolizione della città, con incredibile fantasia e creatività. Un’opera rilevante anche dal punto di vista turistico oltre che spirituale, Il Parco della Mondialità.

“Non sei in una villa patronale, tanto meno in un “locale”, qui è la sede di un ideale, CERCA CIO’ CHE VALE, l’amore universale”

Con questa frase vengono accolti i visitatori che entrano al Parco della Mondialità, nella periferia nord di ReggioparcoRC Calabria, Gallico Superiore. Un luogo di riflessione, di incontro con altra gente con altre culture e religioni, ideato e creato nel 1970 da Padre Aurelio Cannizzaro, un missionario saveriano in Cina e nelle isole Mentawai, in Indonesia. Dopo la morte di Padre Aurelio, che si è sempre occupato in prima persona del parco e di coloro che lo frequentavano, adesso è gestito da una comunità di Padri membri della “Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere, Padri Saveriani, e da tanti amici. Fin dall’ingresso, posto accanto al Santuario della Madonna delle Grazie,  vi sono cartelli che specificano la natura, la storia e gli scopi del Parco sul tema della fratellanza umana. Andando avanti vi sono strutture cementizie che rappresentano le grandi culture e religioni dei popoli della terra. L’anfiteatro e il presepe dei popoli, circondati dal tukut africano, da una casa islamica, da una pagoda e altri simboli di grandi civiltà. Poi il viale della Redenzione o Via Crucis; le scene evangeliche del Calvario, della Pentecoste e dell’Ascensione. Il campo giochi per bambini; l’area della convivialità. Infine, in cima al parco sono ancora visibili i ruderi dell’antico “Monastero di S.Domenica de Dromo” e forse anche dell’antico parcoRC2Santuario della Madonna distrutto dal terremoto del 1908.

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About the Author: Katia Germanò