59.606 immigrati arrivati in Italia dall’inizio dell’anno

alfano-largeAngelino Alfano, parlando alla commissione Affari costituzionali del Senato, rende noti i dati riguardanti gli immigrati. Dall’inizio dell’anno sono stati 428 gli sbarchi, con 59.606 persone arrivate in Italia. Si tratta in prevalenza di eritrei con il 25%, nigeriani con il 10%, somali con il 9% e siriani con il 7%, ed Alfano ha sottolineato che il 92% degli immigrati è partito dalla Libia. Quest’anno le domande di asilo definite sono state 22mila, il 49% in più rispetto al 2014. Al 6% dei casi è stato concesso lo status di rifugiato, 18% ha avuto la protezione sussidiaria, il 25% i permessi umanitari, mentre il 48% ha ricevuto risposta negativa alla richiesta di asilo. Alfano, come si legge su tgcom24.it, spiega che “Sono 78mila i migranti ospitati in Italia, tra strutture di accoglienza temporanea (48mila), sistema di accoglienza per richiedenti asilo (20mila) e centri governativi (diecimila)”, e sottolinea l’impegno “a garantire una più equa ripartizione tra le regioni, per minimizzarne l’impatto e favorire il percorso di integrazione”. Poi ha proseguito dicendo che il sistema “è in via di rimodulazione, si sta programmando la realizzazione degli ‘hotspots’ in alcuni porti chiave dove concentrare gli arrivi e fare un primo screening sanitario e l’identificazione”, che gli attuali Centri per richiedenti asilo (Cara) “muteranno funzione in hub regionali per gestire numeri elevati: qui i migranti potranno formalizzare la domanda di protezione, per poi essere inviati verso le strutture di seconda accoglienza”. Per il sistema Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è stato deciso un aumento della capacità di accoglienza di 1.600 posti. Nei 5 Centri di identificazione ed espulsione si sono registrate 2.162 presenze, per 1.121 è stato disposto il rimpatrio. I Cie, sottolinea Alfano, “rimangono necessari per gestire gli irregolari, non occorre pensare al loro superamento ma a una revisione del funzionamento”.

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About the Author: Katia Germanò