Qual è la cultura della destra?

Enzo Vacalebre La spallataCiò che a noi oggi fa più male  è proprio il rifiuto a destra di una cultura. Ma forse fa ancora più male  “la variegatezza”, senza senso, delle destre attuali,  e la non cultura basata sugli estremismi. Ma forse è l’esistenza di una destra quello che ci dovrebbe riguardare più dell’esistenza di una cultura. Ma forse è proprio la caduta nell’oblio della cultura della Destra che ha fatto cadere la destra stessa in questa crisi profonda d’identità. E’ cioè non le paure di eredità definite pesanti, ma i risentimenti e gli amori, le lotte egemoniche senza confini da cui sono scaturite le varie destre e che continueranno a loro volta ancora a partorire delle altre ed altre ancora. Queste destre possono ancora definirsi destre? La dissoluzione dei coaguli che tenevano unita la Destra hanno messo in discussione la stessa esistenza. Ma, nonostante tutti coloro che la rinnegano,  la cultura della Destra esiste ancora ed è sempre più viva. Ma non grazie a chi nel tempo l’ha seguita e  perpetrata, ma grazie alla sua forza endemica che non si potrà mai arginare, qualsiasi cosa accada. Essere di Destra, oggi come ieri, è un atto di coraggio. Essere di Destra, oggi come ieri, è  un modo di essere e di pensare. Essere di Destra, oggi come ieri, è avere un’entità chiara e distinta. Perseguire la propria azione attraverso la prevalenza di alcuni principi, idee e sentimenti. La cultura della destra non si può ricondurre ad un partito, ad un programma. E’ una forma della mente che sovrasta i pensieri ed i sensi. Oggi si gioca con le azioni, i reticoli di potere, gli atteggiamenti, in cui va ad impantanarsi l’agire. La cultura della destra nel tempo ha lasciato riferimenti raffinati ed intimi, per alcuni versi esoterici, per acquistare dei riferimenti demagogici ed entrando sempre in polemica con l’intelighentia. La  sua principale antagonista non è la rivolta delle masse  ma la rivolta delle élites.  La cultura della destra ha sempre coltivato la duplice critica alla massificazione e alle oligarchie finanziarie, tecnocratiche e intellettuali, perché è animata da un doppio registro, aristocratico e popolare, frutto della sua matrice comunitaria. Al mutamento della destra corrisponde al tempo stesso una novità sul versante della sinistra italiana, partorita dal comunismo e senza aver mai tagliato il rosso cordone ombelicale, ma anche un ritorno all’opinione del suo cosmopolitismo e della sua idea di liberazione, di indipendenza dei legami. La destra ha abbattuto il luogo comune, che deriva da una ormai trita letteratura marxista e progressista, in merito alla convinzione altrui, di appartenere  ai ceti soli forti ed  alle élites. La destra non è la predilezione conservatrice atta a  tutelare i privilegi acquisiti, ma è la naturale  spinta al cambiamento dei ceti subalterni, deboli o proletari che hanno meno da perdere. Ciò è vero soprattutto oggi. Sono i timidi, i perdenti, i meno protetti ad essere conservatori. Come i mutamenti di clima fanno paura ai più deboli e ai più miseri, la stessa cosa accade sul piano della modernizzazione sia tecnologica che del costume. Questa incomprensione non ha conseguenze decisive sul piano culturale e politico. Il conservatorismo ha radice popolare. C’è una triplice domanda da porsi… Qual è il nucleo della cultura della destra, e cioè quali sono le sue passioni fondamentali e le sue ragioni sociali? Che cosa è cambiato, e che cosa dovrebbe cambiare rispetto alla destra del passato? Infine, cosa è cambiato con la destra al governo e quale può essere stata la sua cultura di governo?  A noi tutto questo oggi non interessa più. Cercheremo di ripartire a destra e per la destra. Ma questa volta per la destra che piace a noi. Per la Destra che in cui fermamente crediamo. Siamo pochi  sulla carta, ma intimamente sappiamo di essere in tanti. E noi ci rivolgiamo a quei tanti che hanno perso la voglia di parlare di Destra e della sua cultura. La storia della destra oggi è una triste caduta.

Alleanza Calabrese è il nostro sogno, sorto dalle ceneri di quello che è rimasto di questa destra.

Enzo Vacalebre

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