AL “Cilea” torna la compagnia Officina dell’arte con una commedia tutta da ridere

Al teatro “Francesco Cilea” va locandinain scena un classico della commedia degli equivoci, un intramontabile successo di umorismo raffinato e di sensualità galante e discreta. La compagnia teatrale “Officina dell’arte” ritorna a calcare il palcoscenico sabato 30 gennaio con la pièce “Due dozzine di rose scarlatte”, un copione riadattato dagli artisti reggini. Gli attori Peppe Piromalli,  Patrizia Britti, Antonio Malaspina, Luisa Zappia coadiuvati dai professionisti Carmelo Lo Re per le scenografie, Gianni Siclari alla fotografia, Paky Meduri all’audio, Roberto La Grotteria alle luci, saranno impegnati in una storia avvincente nella quale una donna farà di tutto per “evadere” dal  marito pseudo “latin lover” ma che in realtà è ben altro.  Sarà un amico di famiglia letteralmente invaghito della  moglie trascurata a mettere un po’ di pepe in una storia che regalerà tante risate e anche momenti di riflessione senza dare mai giudizi. In scena, a colorare una trama affascinante anche una cameriera persa per il suo padrone e inconsapevole protagonista di un diabolico piano programmato, studiato e pensato dall’amico di famiglia.

“Due dozzine di rose scarlatte è una di quelle commedie argute Officina dell'arteed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico, brillante che funziona ed è uno dei più rappresentati in Italia – afferma l’attore Piromalli – E’ un matrimonio stanco che si trascina nella consuetudine, nella banale monotonia della quotidianità, senza scosse, senza imprevisti fino a quando l’amore tra moglie e marito perde smalto, freschezza. Da un equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze”.

Una commedia quindi, quelOfficina fotola proposta dalla compagnia teatrale Officina dell’Arte il cui adattamento e regia porta la firma di Piromalli, Malaspina, Britti, che parla di uomini e donne con le loro fragilità, i loro vezzi, le loro idiosincrasie. Ma il vero fascino di questa pièce, giocata dai personaggi straordinariamente disegnati dagli attori dell’Officina, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quell’infelicità e quell’insoddisfazione che spesso accompagnano l’essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi qualcosa di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari due dozzine di rose scarlatte.

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