Federico (Intesa FP): il Ministro dell’Interno faccia chiarezza sull’Agenzia Nazionale Beni Confiscati

Lorenzo FedericoPreg.mo Sig. Ministro dell’Interno on. Angelino Alfano, riavvolgiamo il nastro. Nel gennaio del 2013 Lei sig. Ministro disse che il riconoscimento di Reggio Calabria, quale Città Metropolitana e la sua designazione quale sede principale dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (acronimo ANBSC), furono sostenuti dal Parlamento, dal Suo Governo di centrodestra, proprio per il ruolo di riferimento che la città aveva nell’ambito regionale e del meridione. Nel Maggio del 2014 sempre Lei sig. Ministro dichiarò che la sede principale non sarebbe stata trasferita a Roma e lo stesso fece, a distanza di pochi giorni, il sig. Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. L’11 febbraio scorso Lei sig. Ministro ha presieduto a Reggio Calabria la Conferenza Regionale per l’ordine e la sicurezza pubblica per discutere dell’emergenza criminalità. In tale occasione non mi sembra sia stata spesa alcuna parola sull’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati.  Il 17 febbraio scorso il Suo collega di Governo il sig. Ministro della Giustizia on. Andrea Orlando del Partito Democratico ha dichiarato all’ANSA: “La Camera ha licenziato un buon testo che consente di innovare il funzionamento dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e anche le procedure, mediante le quali utilizzare questi beni”.  Almeno Lei sig. Ministro dell’Interno, da uomo del Sud, si adoperi affinché non venga portata a compimento dal Partito Democratico l’ennesima spoliazione per la città di Reggio Calabria, vedi l’emendamento n. 22.1 dell’on. Rosy Bindi, eletta in Calabria, nel testo di riforma già approvato alla Camera dei Deputati nel mese di novembre dello scorso anno. Oltre ad avere un valore indiscutibilmente simbolico, l’ubicazione della sede principale a Reggio Calabria, ovvero in un territorio economicamente “depresso”, può e deve rappresentare un punto di riferimento per cogliere, dalle confische dei beni, delle opportunità di sviluppo e crescita, diventare così risorse economiche e sociali per la nostra collettività, in altri termini, perché il “maltolto diventi welfare”, ed essere anche una sorta di “risarcimento” dello Stato nei confronti della provincia reggina tutta, vessata da troppi anni, decenni, dal crimine organizzato.  Lei sig. Ministro saprà sicuramente, quale Autorità di Vigilanza dell’Agenzia Nazionale, che la proposta normativa, che andrà in esame al Senato, prevede, inoltre, la soppressione delle sedi secondarie dell’ANBSC di Napoli, Palermo e Milano, veri e propri presidi di legalità che costano zero euro in termini di locazioni passive ed il cui mantenimento è fondamentale per lo svolgimento di tutte quelle attività amministrative nei territori dove insistono i beni sequestrati e confiscati.  Così come saprà che in tale proposta non vi è, invece, alcuna previsione circa l’aumento a 300 unità dell’attuale dotazione organica fissa del personale (nr. 30 unità) già annunciato sulla stampa, nel mese di agosto dello scorso anno, dall’on. Donatella Ferranti del Partito Democratico, Presidente della 2^ Commissione Giustizia della Camera che ha predisposto la “riforma” dell’Agenzia Nazionale.  Non è questo il modo, a mio modesto avviso, per strutturare, rafforzare e rilanciare un’Istituzione Pubblica in un settore così delicato e strategico per il funzionamento dello Stato. Non è così che si assicura un futuro all’Agenzia Nazionale, continuando a lasciare nell’incertezza tutti quei dipendenti che prestano, ad oggi, servizio presso l’Agenzia Nazionale in posizione di comando, distacco e fuori ruolo, alcuni dei quali aspettano dal lontano mese di maggio dell’anno 2012 che venga loro riconosciuto il diritto, già acquisito per legge, di essere inquadrati nei ruoli del personale dell’ANBSC che, a distanza di sei anni dalla sua istituzione, non sono stati ancora costituiti. Anzi a voler essere precisi un solo dipendente è stato inquadrato nei ruoli. Politica del personale “inesistente”. Non si possono e non si devono disperdere le competenze professionali maturate sul campo dai dipendenti che su oltre 15.000 beni confiscati (mobili, immobili ed aziende), acquisiti in gestione, ne hanno destinato oltre 7.000, sottolineando, inoltre, che l’Agenzia Nazionale ha avuto a disposizione queste esigue risorse umane: 29 dipendenti nel 2010, nel primo anno di attività, 47 nel 2011, 62 nel 2012, 94 nel 2013, 85 nel 2014, 103 nel 2015 e 99 attualmente, di cui circa la metà prestano servizio nella sede di Reggio Calabria, dove vengono esercitate tra l’altro, sin dall’inizio, le funzioni dirigenziali di pianificazione e coordinamento.  Così come Lei sig. Ministro saprà che l’Agenzia Nazionale ha un bilancio per il funzionamento dell’Ente in attivo, un evento raro nel panorama della pubblica amministrazione, e questo grazie alle attività-amministrativo-contabili poste in essere dalla sede principale di Reggio Calabria. Non è così che si rafforza la presenza dello Stato nei luoghi in cui, in questi ultimi giorni, si è registrata una recrudescenza del fenomeno mafioso. Non si deve buttare al vento il lavoro encomiabile delle Forze dell’Ordine e della Magistratura che quotidianamente spendono le loro energie per assicurare il ritorno alla legalità, l’uscita dallo stato di assedio, la sconfitta della sopraffazione.  Mi permetta, infine, di suggerirLe sig. Ministro dell’Interno di strigliare i Suoi “cavalli di razza”, eletti in Calabria, ovvero l’on. Nico D’Ascola, reggino, da poco Presidente della 2^ Commissione Giustizia del Senato all’interno della quale si discuterà la “riforma” dell’Agenzia Nazionale, e l’on. Rosanna Scopelliti, Presidente del Comitato per i Beni Confiscati in seno alla Commissione Parlamentare Antimafia, ai quali circa due mesi fa ho inviato delle apposite e-mail al riguardo senza ricevere ad oggi alcun riscontro. A Lei, ne sono certo, daranno ascolto.

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