Pedo-pornografia, terrorismo e droga, le ricchezze del “Dark web”

di Mote Oo Education da Pixabay

Il “Dark web”, un mondo sommerso che frutta, col suo enorme giro d’affari, tra i 300mila e i 500mila dollari al giorno. Questi i dati resi noti da Clusit, l’associazione italiana per la sicurezza informatica nel suo rapporto relativo all’anno 2015. Il “Dark web” è il sistema usato principalmente per la vendita di sostanze stupefacenti, frodi finanziarie, pedo-pornografia e organizzazioni terroristiche come l’Isis. Si tratta di un insieme di contenuti ospitati in siti web con indirizzo IP nascosto, ma accessibili a chiunque lo conosca.

Tra i “darknet” principali ci sono le reti Freenet ed anoNet e Tor, difficili da monitorare per ammissione stessa dell’intelligence e delle forze dell’ordine.

Nella babilonia di dati in rete esisterebbe un “black market” per sviluppatori di malware e per i loro clienti. Nel tariffario, ad esempio, ad un dollaro viene venduto l’insieme di alcune informazioni personali di un utente; invece per hackerare un profilo Facebook o Twitter si può arrivare anche a 200 dollari, mentre per un account PayPal ed eBay il prezzo sale a 300 dollari. Infine, il codice sorgente di un “malware” bancario è valutato tra i 900 e i 1500 dollari.Oltre all’imponente giro di sostanze stupefacenti, il “Dark Web” è la panacea per il mercato della pedo-pornografia: con un 26% di siti contenenti questo tipo materiale.

Nel web sommerso si annidano relazioni e contatti di organizzazioni terroristiche, in primis l’Isis per le sue attività di propaganda. Alcuni indirizzi web sarebbero stati utilizzati per la raccolta di fondi per finanziare attività delle cellule operative in Occidente. Sempre in rete è possibile trovare il testo in cui si chiarisce come acquistare armi nel Dark Web per azioni terroristiche. Nello stesso rapporto Clusit preoccupanti i dati che riguardano cyber-aggressioni nel mondo alle infrastrutture critiche come centrali elettriche, gasdotti, acquedotti che hanno subito nel 2015 un notevole aumento.

Pur rappresentando soltanto il 3% degli attacchi a livello globale, nel 2015 l’incremento in questo comparto è stato del 154% rispetto al 2014. Il rapporto evidenzia inoltre come gli attacchi ai servizi online (mail, social network e eCommerce) e al cloud hanno registrato un +81%; tra i settori colpiti anche l’Automotive, +67% sul 2014.

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