Presentato “Divenire”, la seconda raccolta delle liriche di Natalina Laganà

Versi di liriche “spontanee” quelli delle poesie di Natalina Laganà. Dopo il primo libro “Respiro”, presentata alla biblioteca “De Nava” la seconda raccolta di poesie, “Divenire”, edita da “Artemis”. La poetessa è nata in Germania, reggina d’adozione, è cresciuta a Firenze dove si è innamorata della musica lirica e della letteratura. La Laganà è stata introdotta dalla lettura dei versi della pittrice Cinzia Ferro e dal presidente de “Il Grifo”, Mimmo Scappatura, presente Pasquale Barreca di Formincalabria. “Voce autentica e sincera, il cui verso è comunicazione di gioia, che non si compiace di sé stessa” si legge nell’introduzione. Una poesia liberatoria che nasce e, inizialmente, abbraccia anche il dolore per poi fiorire e spaziare, portando l’anima, per mano, nel vortici del sentire universale.20160303_103840

C’è un fil rouge che lega i suoi versi?

“Non c’è un argomento particolare in nessuna delle due raccolte, sono poesie che ho selezionato. Ho cercato di mettere un po’ di tutto di me: sia le poesie che sono ispirate dalla vita, dall’amore, dalla fede, ma anche dalla sofferenza. La poesia è stata terapeutica per me, ho iniziato a tirare fuori le cose che avevo dentro scrivendo. Mentre nella prima raccolta c’è molto dolore “personale”, nel secondo libro c’è più empatia, un sentire del mondo che mi circonda. Tante non vengono da vicende mie personali ma le faccio mie per empatia di cose che mi hanno aiutato”.

Come nasce in lei la poesia e come la potrebbe definire?

“Non o ricordo sinceramente, sin da ragazza di avere sempre scritto, come appunti, come diario, come riflessioni. Tanti pensieri che magari non potevano definirsi poesia. Non è facile definire le mie liriche ma posso dire che sono spontanee perchè sono autodidatta, non ho uno stile preciso”.

Poesia come catarsi?

“Fino a qualche anno non le esternavo, mi ha fatto bene mettere per iscritto le emozioni perchè evidentemente prima tenevo tutto dentro. Dalle poesie scritte “per posare un peso”, poi sono venute le altre, fino ad arrivare a comporre un fiore, fatto di tanti petali, quante sono le emozioni. Per me la poesia è così. Ci sono anche delle poesie in vernacolo, inusuale per me, ma mi è venuta l’ispirazione, evidentemente (sorride nds) tra le mie radici c’è quella calabrese che ogni tanto decide di farsi sentire”.

 

Gabriella Lax

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