Assalto al Commissariato di Afragola dopo l’arresto di due rapinatori, il Coisp: “Bombe e spari contro le Caserme, assedio alle pattuglie..

.. Si rinsalda sempre più l’idea che esistano ‘terre di nessuno’ e non si lavora per evitarlo, tutt’altro. Noi ci stiamo in mezzo e purtroppo o soccombiamo o finiamo nei guai”

COISP“Se si fa un’ampia panoramica sulle principali notizie di cronaca di questa settimana emerge un quadro letteralmente allarmante e sconfortante che rischia davvero di mettere all’angolo la sicurezza del paese e chi deve difenderla. In pochi giorni abbiamo registrato attacchi di inaudita gravità alle Forze dell’Ordine: aggressioni in puro stile squadrista a Polizia e Carabinieri a Firenze, aggrediti dal branco solo per via di un banale controllo, con tanto di bombe molotov contro la Caserma dopo gli arresti; spari contro la Caserma dei Carabinieri di Secondigliano; nientemeno che un assalto al Commissariato di Afragola dopo l’arresto di due rapinatori. E poi, ancora, l’ammissione da parte del Viminale che i criminali presenti al corteo ‘No Expo’ furono contenuti territorialmente ma lasciati liberi di agire e spaccare tutto per evitare ulteriori conseguenze, come emerge dall’atto di costituzione di parte civile nel processo contro quelli che furono arrestati; e non ultima la pena di oltre quattro anni di reclusione per il povero Carabiniere condannato per omicidio colposo dopo il decesso di Davide Bifolco, morto a Napoli al termine di un lungo inseguimento notturno quando dall’arma del militare partì accidentalmente un colpo, come emerso al processo. Fatti che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro? Niente affatto”.  Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la notizia che ieri ad Afragola, nel Napoletano, un centinaio di persone si è assiepato fuori dal Commissariato del rione Salicelle iniziando a spingere contro il cancello e ad inveire contro le Forze dell’Ordine, anche con precise minacce di morte ai Poliziotti, dopo l’arresto di due rapinatori che avevano sottratto un motorino ad un ragazzino ed erano stati condotti negli uffici.  “Non c’è bisogno di essere degli analisti dei Servizi segreti per decifrare il momento storico, e come tutto vada in una precisa direzione: l’incapacità del sistema di reggere alle proprie responsabilità, che si manifesta con atteggiamenti e provvedimenti che driblano le maglie della legge, della risposta giudiziaria ai crimini e della difesa della sicurezza dei cittadini e di chi deve garantirla; il connesso appannamento dell’autorevolezza dello Stato ed in grande misura il conseguente aumento dell’arroganza criminale e di un atteggiamento di illegalità diffusa; addirittura la ricerca del compromesso nella difficile partita per la difesa della legge; l’assoluto abbandono degli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, spediti in strada a fare ciò che non hanno i mezzi, le dotazioni, in molti casi l’età, e soprattutto le garanzie e le tutele per poter fare, poi scaricati in mare se qualcosa non va come dovrebbe, e crocifissi sull’altare delle esigenze mediatiche e politiche di turno. Tutto, tutto quello che si è detto contribuisce ad esporci a rischi sempre maggiori, e che continuano a crescere ogni giorno di più. Rischi che sono gravemente sottovalutati, ma che noi conosciamo molto bene, perché sappiamo a cosa andiamo incontro quando svolgiamo i nostri servizi, sappiamo con quale livello di aggressività, di pericolosità e di violenta sfrontatezza dobbiamo misurarci, sappiamo quale sia la maggior parte dei rischi che corriamo e molti, purtroppo, neppure li immaginiamo. Sappiamo anche che il sistema non si cura di tutto questo, nella misura in cui ci lascia soli a subirne le conseguenze, ed addirittura non ci garantisce tutela e difesa quando sarebbero sacrosanti. Sappiamo che nel bilanciamento degli interessi in ballo, i nostri non hanno praticamente alcun peso. Sappiamo che se non facciamo il nostro dovere paghiamo caramente, e se lo facciamo paghiamo ancor più caramente. Sappiamo che se un colpo parte accidentalmente dalla pistola di ordinanza in una situazione di pericolo in cui pure è previsto che essa sia armata, ci viene comminata una pena che non tocca neppure a spietati delinquenti. Sappiamo che se non mettiamo quel colpo in canna a morire possiamo essere tranquillamente noi… ma poi in premio ci sarà un bel funerale con tanto di solidarietà da parte delle Istituzioni. Sappiamo che se reagiamo contro presunti manifestanti armati di bombe e spranghe finiamo nei guai, ma se non lo facciamo saremo additati come quelli che incarnano la resa dello Stato. Sappiamo che abbiamo il dovere di agire anche in contesti degradati, nei quali arrestare un rapinatore o uno spacciatore viene considerato uno sgarro da punire da parte del branco. Noi lo sappiamo. Molti non ci pensano neppure. Chi di competenza non può non saperlo ma dimostra di non preoccuparsene un granché”.

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