Roma, operazione antidroga, 12 arresti e decine di perquisizioni

Carabinieri posto di ControlloA riscontro dell’attività investigativa, i Carabinieri della Compagnia Casilina hanno operato ben 27 arresti in flagranza del reato di spaccio. Migliaia le dosi di cocaina sequestrate in piazza e circa 20.000 € la somma di denaro frutto del traffico illecito che è stata recuperata. Sequestrati anche importanti quantitativi di sostanze “da taglio”, bilancini di precisione, numerosi oggetti utilizzati per il confezionamento in dosi della cocaina, tra cui delle macchinette sigillatrici, acquistate dall’organizzazione per accelerare le operazioni di confezionamento delle dosi di cocaina.  L’indagine, nel suo complesso, ha consentito di comprendere pienamente le dinamiche del gruppo criminale e svelarne con precisione l’organigramma, dimostrando, inoppugnabilmente, la sussistenza e l’attribuzione dei vari ruoli, così come le strategie operative adottate. In particolare, si è accertata l’esistenza di una fitta rete di pusher stipendiati settimanalmente (con compensi oscillanti da 500 euro per coloro che fungevano da palo a 1500 euro per quelli più attivi), la cui attività veniva organizzata con veri e propri “turni di servizio” per fasce orarie; essi venivano dotati di telefono cellulare dell’organizzazione, muniti di sim card intestate a prestanome extracomunitari irreperibili e non a loro collegabili, definiti “telefoni di servizio”, con rubrica preimpostata dei clienti dell’organizzazione, nonché veicoli messi a disposizione dall’organizzazione, anch’essi non direttamente riferibili agli indagati, per le consegne di cocaina fuori area da parte dei “pusher corrieri”, richieste da numerosissimi clienti, ivi compresi transessuali che si prostituivano, a seguito di contatto telefonico sulle predette utenze dedicate. L’indagine ha svelato, altresì, oltre ad una potente ed efficiente logistica, l’esistenza di una “copertura assistenziale” da parte dell’organizzazione verso i “dipendenti”, comprendente, oltre l’assistenza legale, con avvocato messo a disposizione dall’organizzazione e relativa copertura delle spese, in caso di arresti o denunce a carico degli affiliati, anche, addirittura, la predisposizione di una vera e propria “mensa di servizio”, individuata dall’organizzazione in un compiacente ristorante della zona, ove i vari pusher e “vedette” impiegati in piazza, potevano fruire dei pasti a ridosso degli orari di servizio, con spese a carico dell’organizzazione, saldate mensilmente, ma anche il servizio “pasti a domicilio” per gli affiliati arrestati e condannati al regime degli arresti domiciliari. L’organizzazione è risultata, inoltre, dotata di enormi mezzi economici; si pensi che le dosi di cocaina commercializzate giornalmente potevano arrivare anche a 500 e i proventi giornalieri registrati potevano anche superare i 10.000 €; proventi sempre in parte dedicati al reinvestimento per acquisti di nuove partite di cocaina.    All’interno della struttura gerarchicamente e rigidamente ordinata, le indagini hanno permesso di individuare: le figure dei “capi”, che svolgevano le funzioni di organizzazione e direzione dell’associazione, nonché destinatari degli utili, e, d’altro canto, responsabili dell’assistenza, anche economica, degli affiliati; i “capi piazza”, coordinatori della fitta rete di “pusher-corrieri” operanti su strada; le “vedette”, dislocate in punti strategici del quartiere, con il preciso compito di avvertire tempestivamente i capi, o i pusher operanti su strada, della vicinanza o dell’ingresso nel quartiere delle Forze dell’Ordine, puntualmente individuate anche se in abiti civili e con veicoli con targhe di copertura; le c.d. “rette”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili, incaricate, dietro compenso, di detenere in casa la cocaina utile alla gestione della piazza da parte dei “pusher”, consentirne l’ingresso in casa a qualunque ora, anche della notte, per il prelievo dello stupefacente necessario, e spesso anche per le operazioni di taglio e confezionamento; i c.d. “noleggiatori”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili che, dietro compenso, procuravano all’organizzazione veicoli da utilizzarsi per le consegne di cocaina da parte dei “pusher-corrieri”, ma anche per gli spostamenti a rischio dei capi dell’organizzazione; Dall’attività tecnica di intercettazione è emerso l’utilizzo di un linguaggio criptico e collaudato, che sebbene laconico, denota chiaramente un’intesa tra gli interlocutori perfettamente edotti dei motivi degli incontri di volta in volta fissati.  Le dosi erano chiamate “euro”, “bottiglie”, “tavoli”, “pizze”, i clienti “persone al ristorante” ecc…., ma i Carabinieri della Compagnia Casilina erano in ascolto e avevano compreso il linguaggio, le metodiche e l’organigramma dell’associazione a delinquere, composta da individui senza scrupoli, che, oltre a costituire la principale causa del degrado che da tempo affliggeva la borgata “Quarticciolo”, non hanno esitato ad arruolare minorenni con vari incarichi, immettendoli così nel mondo della droga e in genere della criminalità.
fonte  —  Comando Provinciale di Roma – Roma (RM), 29/09/2016

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