Lavoro nero: la Calabria guida la classifica delle Regioni più colpite

20 novembre 2016 – La Regione più colpita dal fenomeno del lavoro nero è la Calabria, che presenta 143.000 lavoratori in nero e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari all’8,7%. Situazione che si traduce in 1,3 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato dalla Calabria, secondo le stime elaborate dall’Ufficio studi della CGIA con dati che si riferiscono al 2014, l’ultimo anno disponibile. In Italia il lavoro nero, con 3 milioni di lavoratori (tra cui lavoratori dipendenti che fanno il secondo lavoro, cassaintegrati o pensionati che arrotondano le entrate o disoccupati in attesa di rientrare nel mercato del lavoro) produce 77,2 miliardi di euro di Pil irregolare all’anno, pari al 4,8% Pil nazionale, sottraendo alle casse dello Stato 36,9 miliardi di euro di tasse e contributi. Le imposte evase in Italia, secondo i dati del ministero dell’Economia, ammontano complessivamente a 108,7 miliardi, di cui 98,3 di mancate entrate tributarie e altri 10,4 di contributi previdenziali non versati. Nei 108,7 miliardi sono inclusi anche i 36,9 miliardi che sono riconducibili al lavoro nero. Si ricorda che il valore aggiunto “prodotto” dal sommerso economico nel 2014 è stato stimato dall’Istat in 194,4 miliardi di euro, che include i flussi generati dalla sotto-dichiarazione, dal lavoro irregolare e dagli affitti in nero. Tale importo sale a 211,3 miliardi se si considerano anche le attività illegali come prostituzione, traffico stupefacenti e contrabbando di sigarette. Come dicevamo all’inizio, la Regione più colpita dal fenomeno del lavoro nero è la Calabria, seguita dalla Campania che con 387.200 unità di lavoro irregolari “produce” un Pil in “nero” che pesa su quello ufficiale per l’8,4%, con tasse mancanti che ammontano a 3,9 miliardi di euro all’anno. Al terzo posto la Sicilia con 306.900 irregolari e un peso dell’economia sommersa su quella ufficiale pari al 7,8% e le cui imposte e contributi non versati sono pari a 3,2 miliardi di euro all’anno. A seguire la Puglia (6,7%) e l’Abruzzo (6%). Le realtà meno investite da questo fenomeno, invece, sono il Trentino Alto Adige (3,6%), la Valle d’Aosta (3,4%) e il Veneto (3,3%).

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About the Author: Katia Germanò