Reggio Calabria, ANCADIC Onlus: “Strade groviera, 50 milioni per cambiare passo”

Riceviamo e pubblichiamo:

Associazione Nazionale di Ispirazione Cattolica per i Diritti di Cittadinanza Onlus Area di tutela dell’Ambiente e del patrimonio paesaggistico e della viabilità.

In riferimento alle notizie stampa apparse nei primi giorni di questo mese riguardanti gli interventi urgenti per lo sviluppo della città di Reggio Calabria e alla luce dei risultati referendari e alla crisi che sta subendo il Governo, viene spontaneo domandarsi se i fondi tanto decantati, rimaneggiati, rimodulati e reimpastati dalla Giunta comunale saranno presenti di nuovo nelle casse di Palazzo San Giorgio. Per chi non conoscesse a fondo la storia, la legge 246 del 8 maggio 1989- chiamata anche «decreto Reggio» stanziò, all’epoca, 600 miliardi di lire, destinati, come cita l’art. 2 al comma 1:”Per l’immediata realizzazione degli interventi diretti al risanamento del patrimonio edilizio comunale, al completamento ed alla riqualificazione delle reti idriche e fognarie, alla valorizzazione del patrimonio storico, archeologico e monumentale, all’ammodernamento ed alla realizzazione di impianti sportivi, nonché di aree attrezzate a verde pubblico e per il tempo libero”. Di conseguenza, le esternazioni del Sindaco in merito alla rimodulazione del Decreto Reggio puntando sulla riqualificazione della viabilità, ci sembrano oltremodo affrettate e inopportune (tant’è che il nuovo piano rimodulato è stato inviato agli organi ministeriali per l’approvazione e il successivo immediato finanziamento), tale era il senso del finanziamento, riferendosi ad opere strategiche e che avrebbero dovuto cambiare il volto della città. Tuttavia le criticità a cui i cittadini vanno incontro tutti i giorni, percorrendo le strade cittadine sono molteplici e non si risolvono semplicemente sostituendo “piccoli tratti di pavimentazione stradale”. Partendo con ordine, sarebbe necessario revisionare tutti gli impianti fognari, idrici e di raccolta delle acque meteoriche che convogliano nelle parti più “antiche” della città. Lo sviluppo urbano degli ultimi decenni ha moltiplicato esponenzialmente la quantità di acque bianche e nere che si incanalano nei condotti fognari, ormai sottodimensionati. Di conseguenza, un semplice temporale trasforma la maggior parte delle arterie stradali in piscine e acquitrini. Nel contempo, le condotte idriche, un tempo realizzate con tubazioni in acciaio o in ghisa, sono ormai usurate e sono soggette continuamente a forature e di conseguenza, diventano numerosi gli interventi di manutenzione che, nella maggior parte dei casi, sono solo tampone e non risolvono il problema. In ultimo, ma non in ordine di importanza, sono da rilevare gli interventi che sono stati e che si eseguono continuamente ai sotto servizi. Vedi il passaggio delle condotte del gas o della fibra ottica. I ripristini sono spesso eseguiti grossolanamente e senza il minimo rispetto della regola d’arte. In seguito a tali osservazioni ci si domanda se non si rende necessario un puntuale controllo del territorio, facendo rispettare le norme tecniche riportate nei capitolati d’appalto, da parte di chi è addetto alle verifiche dei lavori, in secondo luogo andrebbe verificato lo stato della fondazione stradale; semmai esistente, per programmare un intervento radicale per la realizzazione di un pacchetto stradale a norma, che non deformi subito dopo la posa del tappetino. Infine, gentile Sig. Sindaco, ci preme segnalarle di verificare tutte le opere incompiute che imbrattano la nostra città quali, citandone alcue, la Casa delle Associazioni nel quartiere di Tremulini, la palestra adiacente la scuola elementare di Ravagnese, la palestra adiacente la scuola elementare di Cannavò, il centro agroalimentare di Mortara, le aste di collegamento del Calopinace e numerose altre opere. Siamo a conoscenza che i problemi della città sono molteplici, ma ci preme sottolineare la necessità di non trascurare i necessari interventi quali il dissabbiamento delle acque provenienti da monte negli impluvi che poi si riversano nella città mettendo in crisi il già precario sistema idrico e fognario , in sostanza, una radicale bonifica delle zone collinari e premontane della città, magari prevedendo un rimboschimento delle aree rese aride dai numerosi incendi estivi, inoltre sarebbe opportuno il coinvolgimento dei consorzi di bonifica e forestale, finanziati dai cittadini, per la sistemazione delle strade rurali di loro competenza. Vista la bontà delle intenzioni ci permettiamo di suggerire il reperimento delle somme da destinare alla manutenzione della pavimentazione stradale altrove, non distraendo fondi destinati alle opere strategiche, cercando di individuare le criticità sul territorio e di intervenire radicalmente. Ribadiamo e raccomandiamo agli Organi ministeriali e Regionali di non avallare pacchetti per opere di normale manutenzione con fondi che erano stati destinatati da anni e anni per opere strategiche che avrebbero dovuto fare ridivenire la nostra città bella e gentile come l’aveva definita anche il nostro amato ex Sindaco Italo Falcomatà.

Vincenzo CREA – Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto” e Referente unico dell’ANCADIC Onlus

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