Fmi su crescita Italia: vanno risolti i problemi delle banche

16 gennaio 2017 – Stime di crescita del Pil italiano in calo secondo il Fondo Monetario Internazionale che prevede per quest’anno sarà registrata una crescita dello 0,7% rispetto allo 0,9%, della proiezione fatta a ottobre. L’Italia “deve risolvere i problemi delle banche” e procedere con le riforme strutturali iniziate con il governo Renzi. Queste le parole di Maurice Obstfeld, capo economista del Fondo monetario internazionale (Fmi). Probabilmente, “riflettendo una elevata incertezza politica e sul settore bancario” secondo il Fmi, l’aumento dei rendimenti di lungo termine da agosto, che nella zona euro è rimasto moderato (circa 35 punti base in Germania), in Italia è stato di 70 punti base. Necessario, quindi, “rafforzare la capacità di reazione, di resilienza del sistema finanziario”. Tuttavia,  gli esperti di Washington del World Economic Outlook sostengono, ed è questa una buona notizia, che l’Italia alla fine del 2016 registrerà una crescita pari allo 0,9%, piuttosto che dello 0,8% precedentemente stimato, +0,1 punti percentuali. E anche se Il Governo italiano prevede per il 2017 una crescita dell’1%, per il 2018, l’Fmi conferma per la nostra economia un trend più pessimistico: il Pil del prossimo anno aumenterà dello 0,8% contro l’1,1% precedentemente stimato. Stime al rialzo per altre economie avanzate come Germania, Giappone, Spagna e anche per il Regno Unito che pare non risentirà dell’effetto Brexit (sarà il 2018 a veder salire il Pil solo dell’1,4%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto a quanto stimato). Cresce Il Pil globale del 3,4% quest’anno e del 3,6% nel 2018 con previsioni al rialzo per le economie avanzate. Nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo nel 2017 la ripresa sta acquistando ritmo. E se a livello globale sembrano ridursi i rischi di ribasso della crescita, all’orizzonte, si scorgono altri pericoli più a breve scadenza, discendenti da ultimi avvenimenti, quali l’inizio dell’era Trump negli USA, l’aumento di valore del dollaro, prezzi in aumento per alcune materie prime come il petrolio dopo l’accordo raggiunto all’interno dell’Opecs. Secondo gli esperti di Washington varie le insidie. Da un possibile ripiegamento delle politiche in senso del protezionistico, a un più ampio e imprevisto restringimento delle condizioni globali finanziarie che potrebbe accentuare la debolezza dei bilanci in alcuni paesi dell’Eurozona e delle economie dei mercati emergenti. In fine, ma non ultime, le tensioni geopolitiche e un rallentamento più marcato dell’economia cinese.

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