Ismail, il nuovo olocausto e il Dio distratto

Pare che Osman Matammud, di soli 22 anni, dirigesse il campo di Bani Walid in Libia. Uno dei, probabilmente tanti, lager passaggio obbligato per i disgraziati che ogni giorno sfidano il canale di Sicilia nella speranza di un mondo migliore. È stato riconosciuto da alcuni profughi, sue vittime, presso il centro di raccolta di Via Sammartini a Milano e fatto arrestare. Evidentemente cercava di confondersi tra le persone per bene, ma gli è andata male. La storia si ripete e la vicenda in qualche modo ricorda quella dei criminali nazisti che Simon Wiesenthal scovava dopo anni di accurate indagini. Perché questi vigliacchi fanno così. Quando trovano l’occasione cercano di confondersi tra la folla e magari te li ritrovi accanto con abiti nuovi e nuove sembianze che celano un passato da aguzzino. Lo hanno riconosciuto donne e uomini brutalmente torturati: che sfortuna la sua… Donne stuprate quotidianamente. Uomini massacrati con spranghe di ferro e ustionati con scosse elettriche e colate di plastica incendiata sulla pelle. Passatempi quotidiani per Ismail, che così si faceva chiamare nel novello campo di concentramento di questo tragico olocausto dei giorni nostri. Rideva, godeva Ismail che, sembra una beffa, significa in ebraico Dio ascolta, Dio ascolterà od anche Dio ha esaudito… C’è da chiedersi di quale dio si stia parlando. Perché di fronte a questo sfacelo vien da pensare che il Dio degli uomini sia un po’ distratto. Orrori inenarrabili, tanto da non consentire la pubblicazione integrale dei verbali delle testimonianze raccolte dagli inquirenti in cui, piangendo letteralmente, le vittime hanno rievocato quanto subito da questo fratello immondo, da loro e da chi forse non ce l’ha fatta. Uno spaccato, questo, che deve farci riflettere e dovrebbe far ricredere tanti scettici e contrari rispetto a un esodo di vere e proprie dimensioni bibliche. La comunicazione quotidiana e faziosa fatta dai soliti fautori dell’intolleranza, della discriminazione e della lotta fra poveri. Direbbe qualche superstizioso, fa tremare la terra… Accogliere questa gente è prima di tutto e puramente una buona azione. Poi viene il resto. Quello che le cronache raccontano smascherando abusi, intrallazzi e strumentalizzazioni nulla ha a che vedere con la pietà umana che deve animarci nei confronti di chi è passivamente vittima di questo sistema. Ci scomponiamo per i terremoti, che in fin dei conti fan parte della natura del mondo e niente hanno a che vedere con la premeditazione umana, se non in termini di omissioni e colpa grave di chi costruisce case di sabbia, e quando ci colpiscono siamo pronti a slanci di solidarietà incondizionata. Questa gente nasce e scappa da terre intrise di sangue e tormentate dalla guerra. Un terremoto costante. Una catastrofe umanitaria che i grandi della terra non hanno interesse a contrastare. Ci vuole la stessa solidarietà. Ci vuole semplicemente umanità.

Maurizio Mallamaci

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