Udine, smantellato contrabbando di “pseudo gasolio” dal Nord Europa

Trasportavano, di notte, gasolio in contrabbando dal nord Europa e, per sfuggire ai controlli, lo indicavano, nei documenti di accompagnamento, come normale ed innocuo olio lubrificante ma l’elevata e celere remuneratività dell’affare li ha portati ad essere smaccatamente disinvolti, tanto da attirare inevita bilmente l’attenzione. Al termine di due anni di indagini, i Finanzieri de l Comando Provinciale di Udine hanno chiuso il cerchio attorno ad uno strutturato gruppo criminale attivo nell’importazione e nella distribuzione di gasolio per autotrazione, indicato, nei documenti di scorta – semplici lettere di vettura internazionali (cc.dd. “CMR”), destinate ad acquirenti fittizi presso indirizzi di comodo – quale “olio lubrificante”, ma, in realtà, ottenuto dalla miscelazione di vari tagli di prodotti petroliferi (olio da gas, olio pesante e, a volte, anche olio vegetale), idonea all’autotrazione e, in quanto tale, soggetta ad accisa, imposta armonizzata a livello europeo esigibile all’atto dell’immissione in consumo nel territorio dello Stato. Le indagini, dirette dalla locale Procura della Repubblica e condotte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Udine, erano partite nel 2015, dall’intercettazione, sulle strade della provincia, di alcuni di questi anomali trasporti, e si sono concluse con la denuncia di 133 persone, di cui 7 tratte in arresto, e con la ricostruzione di una imponente frode, al l’IVA ed alle accise, per complessivi 37 milioni di euro, conseguente all’illegittima immissione in consumo di più di 38 milioni di litri di “pseudo gasolio”. Il sodalizio, attivo in tutta Italia e forte di una copiosa manovalanza reclutata tra i vari Paesi dell’Unione, agiva dietro impulso di una ristretta elite, ubicata in Svizzera, al cui vertice sedevano un italiano di origine giuliane ed un polacco. Grazie a numerose intercettazioni telefoniche ed all’installazione sia di localizzatori satellitari “GPS”, su alcuni degli automezzi impiegati per il trasporto del gasolio, che di sistemi di videosorveglianza nei piazzali di sosta e nei depositi di scarico, i militari hanno ricostruito l’organigramma del gruppo, individuando nelle varie basi logistiche, sparse tra Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. La successiva perquisizione di tutti gli snodi operativi e degli uffici “direzionali” siti nella Confederazione Elvetica, ha permesso di acquisire un vasto materiale probatorio, la cui analisi ha presto confermato, e meglio chiarito, come il sistema di frode si basasse sull’approvvigionamento di “pseudo gasolio” da depositi ubicati tra Belgio, Germania e Polonia e sulla sua distribuzione, in tutta Italia – schermata dall’interposizione di numerose società fantasma formalmente residenti in diversi p aesi europei, comunitari e non – a compiacenti depositi di combustibili, distributori stradali ed altri utilizzatori finali. Una volta disarticolata la filiera, è stata, quindi, segnalata al P.M. la necessità di richiedere al G.I.P. l’adozione di provvedimenti ablatori in grado di incidere sulle risorse del gruppo, in maniera sia da recuperare, almeno in parte, le sostanziose imposte evase che, soprattutto, impedirgli di riorganizzarsi e ripartire con le lucrose attività criminali. Il G.I.P., condividendo l’impianto accusatorio prospettatogli dal Pubblico Ministero, ha, quindi, disposto – ad integrazione di un precedente provvedimento, conseguente alla necessità di aggredire un filone del sodalizio già azzerato dalle attività di contrasto – il sequestro preventivo di somme e beni fino alla concorrenza di € 19,5 milioni (corrispondenti all’accisa ed all’IVA evase). Le attività, condotte sull’intero territorio nazionale, hanno oggi portato al sequestro di beni per un controvalore di 5.143.000 euro, di cui 23 conti correnti, 17 tra depositi titoli e polizze assicurative, quote societarie, oltre 60 automezzi e, naturalmente, immobili, ben 182 tra terreni e fabbricati, tra cui alcuni immobili di pregio nel ragusano. Le operazioni confermano la costante attenzione del la Guardia di Finanza ai fenomeni di contrabbando di prodotti petroliferi ed alcolici in genere, a tutela degli interessi dello Stato e dell’Unione Europea, per la quale l’accisa, l’imposta gravante su tali beni, costituisce una delle maggiori fonti di entrata e, conseguentemente , di funzionamento.

fonte  — http://www.gdf.gov.it

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